Immigrati-boom, sono più di mezzo milione

Rita Smordoni

Uno su cinque proviene dalla Romania. Uno su dieci è minorenne. Gli stranieri che vivono stabilmente nel territorio di Roma sono oggi oltre cinquecentomila. Una crescita vertiginosa. Rispetto all’anno precedente il numero di immigrati nella capitale è cresciuto del 7,3 per cento. In 6-7 anni è addirittura raddoppiato.
Le cifre sono contenute nel Dossier statistico «Immigrazione 2006» presentato ieri mattina dalla Caritas al Teatro Orione. La capitale si conferma di gran lunga la prima città italiana per numero di immigrati. Alla fine del 2005 risultavano abitare nella provincia di Roma 365.274 stranieri in regola con il permesso di soggiorno. La cifra comprende i minori e i permessi in corso di rinnovo. A essi bisogna aggiungere i clandestini, che, per stime fornite in precedenza della stessa Caritas, si possono calcolare approssimativamente in un terzo dei regolari. Calcolando i nuovi arrivi in questi primi 10 mesi del 2006, si può tranquillamente stimare che la Città eterna oggi ospita almeno mezzo milione di immigrati. Nel 2000, per fare un confronto, erano 218.821. Anche il Lazio ha registrato un forte incremento, toccando quota 418.823 stranieri a fine 2005.
La provenienza per aree continentali vede a Roma in testa i Paesi dell’Est Europa, con il 35 per cento, seguiti dall’Asia (22,3 per cento), le Americhe (13,8), l’Africa (10,9). Fra tutti la parte del leone la fa la Romania (20,4), che con 74.570 permessi di soggiorno ha scalzato ormai definitivamente dal primo posto le Filippine ferme con 32mila permessi all’8,9. A seguire la Polonia col 6,9, l’Ucraina col 4,5, l’Albania e il Perù col 3,6. Dai Paesi dell’Ue proviene invece il restante 17,4 di stranieri. In testa ai quali figura come già da diversi anni la Spagna col 2 per cento della popolazione straniera complessiva. Da notare che la Cina figura nel dossier con appena 10.306 permessi in regola. E questo la dice lunga sul numero di clandestini presenti a vario titolo a Roma, considerata l’alta incidenza di negozi all’ingrosso, lavanderie e ristoranti cinesi presenti all’Esquilino e a Monte Sacro.
Stando al Rapporto, a Roma le donne immigrate (56,7 per cento) sono più degli uomini. Le classi di età sono fortemente concentrate (55,8) nella fascia centrale che va dai 19 ai 40 anni. Pochi gli anziani. In crescita i minori, con l’11,4. Le nazionalità rappresentate nella capitale sono ben 184, almeno altrettanti gli idiomi parlati. Ma che lavoro fanno per vivere tutte queste persone? Qui cominciano le dolenti note. Il dossier dice e non dice. A parte coloro che sono giunti a Roma per motivi religiosi e di ricongiungimento familiare, la maggior parte degli immigrati, il 57 per cento, dichiara come motivazione ufficiale della richiesta di permesso di soggiorno di dover svolgere un lavoro subordinato. Che poi questo si svolga a contratto o in modo saltuario, non è specificato. Stando alle denunce Inail, gli occupati si troverebbero soprattutto nei servizi, nelle costruzioni, in alberghi e ristoranti, come colf e badanti.

E il lavoro nero? È lo stesso Dossier a precisare in modo significativo: «Per indice di inserimento occupazionale il Lazio registra una collocazione poco brillante (al 13° posto nella graduatoria Cnel delle 20 regioni), nonostante un discreto fabbisogno di manodopera straniera. Al riguardo influisce la notevole diffusione del lavoro sommerso». Ossia nero. Da sottolineare, infine, che nel Lazio 276mila immigrati si dichiarano cristiani, oltre 70mila di fede musulmana.

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