Immigrati decisivi alle Comunali (con le regole volute dai finiani)

Il voto degli stranieri potrebbe decidere le elezioni comunali di Milano. Non si tratta di un sondaggio sulla situazione politica e sugli orientamenti attuali sulla lista di Abdel Shaari, ma di una sorta di simulazione - facilmente eseguibile - su quel che accadrebbe nel caso in cui dovessero andare in porto alcune proposte sulla cittadinanza e l’elettorato attivo - proposte propugnate storicamente dalla sinistra e oggi patrimonio anche del partito finiano, l’area che ha lasciato il Pdl per andare a convergere con una parte dell’opposizione, su temi come questo.
Veniamo i numeri, e al primo scenario. Gli aventi diritto al voto nel 2006 erano un milione e 30mila. I votanti sono stati 696mila. Oggi gli immigrati a Milano sono nell’ordine dei 200mila (199.372). Grosso modo 120mila i maggiorenni. Sarebbe questo il bacino di elettori in cui potrebbe pescare il partito degli immigrati se andasse in porto la proposta di concedere il diritto di voto alle elezioni amministrative anche agli stranieri residenti nei Comuni italiani - una concessione che alcuni enti locali hanno già previsto in passato nei loro statuti, magari solo per la rappresentanza di quartieri e consigli di zona e circoscrizioni. Un partito degli immigrati capace di fare il «pienone» - ipotesi di fantascienza elettorale - avrebbe un peso che coinciderebbe in modo impressionante con i voti raccolti nel 2006 dal primo partito di Milano, Forza Italia, che ottenne appunto 197mila voti, pari al 32,3 per cento.
Scenario numero due: passano le proposte, a vario titolo firmate, presentate e sostenute da Futuro e Libertà e da altre formazioni ed esponenti dell’opposizione, che tendono a estendere la cittadinanza agli stranieri che risiedono in Italia da cinque anni (anziché dieci) o in alternativa a riconoscere l’elettorato attivo alle Amministrative agli immigrati che risiedano nel Paese da 5 anni. Sarebbero un bel «partito» coloro che acquisterebbero il diritto di partecipare alla scelta del sindaco di Milano. I dati del servizio Statistica del Comune - aggiornati al 31 dicembre 2008 - calcolano 25mila nuovi potenziali elettori - a cui vanno aggiunti quelli che hanno «maturato» il diritto nell’ultimo anno. Si stima un numero intorno alle 26-27mila unità. Andrebbero a sommarsi ai 15mila stranieri naturalizzati - coloro che hanno già acquistato la cittadinanza in base alle leggi vigenti. La somma supera le 40mila unità, cui possono aggiungersi i rifugiati. Insomma un bel partitone che sfiora - altra coincidenza - i voti raccolti sempre nel 2006, in occasione delle elezioni per il Consiglio comunale di Palazzo Marino, i consensi raccolti da «Alleanza Nazionale per Moratti sindaco». Altro numero da tenere presente: i voti di scarto che il 28 maggio 2006 consentirono a Letizia Moratti - candidata da Pdl, Lega e Unione di Centro - di superare il suo avversario Bruno Ferrante, candidato del centrosinistra, furono poco più di 30mila.

É azzardato solo da un punto di vista di analisi politica (l’orientamento degli immigrati non è univoco) ma non lo è sul piano puramente numerico, l’affermazione per cui se andassero in porto le proposte dei finiani gli immigrati sarebbero in grado di decidere chi vince le elezioni, e potrebbero scegliere un futuro sindaco di Milano.

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