Gli immigrati della gru di Brescia? Già espulso il capo della protesta

MilanoPer un paio di settimane hanno tenuto in ostaggio Brescia salendo su una gru, causando cortei e incidenti, lanciando di tutto contro le forze dell’ordine, compreso bottiglie di urina. E in questi giorni lo Stato ha iniziato a presentare loro il conto, sotto forma di espulsioni: nove egiziani sono stati rimpatriati ancora lunedì, altri due hanno seguito la loro sorte ieri pomeriggio. Nonostante le proteste di uno sparuto gruppo di antagonisti, prima all’aeroporto di Malpensa e poi in via Larga a Milano, sede della compagnia di bandiera egiziana. Proteste che continueranno anche domani con una nuovo corteo della sinistra radicale a sostegno delle lotte degli immigrati per il permesso di soggiorno.
Salire sopra gru, carri ponte, ponteggi e torri varie sta ormai diventando una costante dopo che l’anno scorso questa forma di protesta venne da adottata dagli operai della Innse di Milano, in lotta per difendere il posto di lavoro. Da allora una sorta di «epidemia» ha colpito il Paese, fino ad approdare il 30 ottobre, al termine di una manifestazione, in via san Faustino a Brescia sotto una gru di 35 metri. Che venne scalata da una decina di immigrati di varie nazionalità per protestare contro le difficoltà di regolarizzarsi. Quattro scesero il 1° novembre, un altro il 10, un sesto il 12 e solo lunedì 15 gli ultimi quattro, due pakistani, un marocchino e un egiziano. Non prima però di aver ottenuto dalle Autorità l’impegno di non essere espulsi.
Ma nel frattempo attorno succedeva un po di tutto. Il 5 novembre l’«epidemia» si estendeva a Milano, dove sette immigrati salivano sulla torre «Carlo Erba» di via Imbonati. Nei giorni successivi quattro scenderanno, ma tre sono ancora là che protestano. Mentre sotto la gru di Brescia si catalizza l’attenzione di mezza Italia. Con manifestazioni quasi quotidiane. Quella dell’8 novembre degenera in scontri, e in quell’occasione vengono fermati nove egiziani irregolari poi smistati nei vari Centri di identificazione ed espulsione in attesa di rimpatrio. Altre botte e altre manganellata il 13 novembre, mentre il 14 dall’alto piovono sulle forze dell’ordine pezzi di cemento (staccati dal contrappeso) e vigliaccamente anche bottigliette piene di urina. Il 15 la protesta finisce e proprio quel giorno i nove egiziani fermati la settimana prima vengono imbarcati su un volo per l’Egitto. Proprio per contestare questa decisione il leader degli immigrati, l’egiziano Muhammad al-Haja detto «Mimmo», di 28 anni, va a manifestare davanti al consolato egiziano di via Porpora a Milano. Qui viene fermato dalla polizia e portato al Cie di via Corelli. E dopo tre giorni, lo stesso governo egiziano ne annuncia il rimpatrio: con lui tornerà a casa anche il connazionale Muhammad Shaaban, di 20 anni.
Ieri in tarda mattinata i due sono stati portati a Malpensa e imbarcati su un volto per il Cairo, tra le proteste degli antagonisti. Ma erano una quarantina, troppo pochi per poter sperare di creare qualche problema. Quindi hanno simbolicamente occupato di uffici Egypt Air, fino a quando alle 14 partiva il volo per il Cairo. Nel giro di tre quarti d’ora il gruppetto tornava a Milano per un presidio, concluso senza incidenti alle 15.30, davanti alla Egypt di via Larga.

Ma non finiscono le proteste: sulla torre «Carlo erba» resistono ancora tre immigrati, e di sotto manifestazioni e presidi si susseguono, compreso domani, quando alle 15 un corteo nazionale partirà da via Imbonati e attraverserà le vie del centro.

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