«Immigrati, no alle residenze facili» La Lega vuol fare come a Cittadella

Il Carroccio chiede di importare il modello nato in Veneto «La prassi è da riformare, ci vogliono più documenti»

Con quasi 175mila stranieri residenti in città gli amministratori milanesi avevano motivo di dichiarare: «L’integrazione, per loro, è cosa riuscita». Ma ora i fatti di Cittadella - dove il sindaco leghista Massimo Bitonci ha varato un’ordinanza contro le residenze «facili» agli immigrati - rimbalzano nei corridoi di Palazzo Marino. Sponda Lega, ovviamente. E il capogruppo Matteo Salvini prende la palla al balzo per lanciare una «proposta seria» al sindaco Letizia Moratti. «Importiamo il modello padovano negli uffici di via Larga. Gli ultimi dati dell’Anagrafe ci dicono che, quest’anno, le nuove concessioni a cittadini provenienti da altri Paesi hanno superato per la prima volta quelle agli italiani. Qualcosa non sta andando per il verso giusto». Salvini guarda alle statistiche che vedono (nel 2007 fino a oggi) 7.321 residenze rilasciate a stranieri rispetto alle 7.014 ad italiani. Tremila sono rom, il 70 per cento vive in baracche o roulotte su suolo pubblico. Dato ancora più sorprendente se rapportato al 2006, quando le residenze concesse a italiani erano state 21.324 contro le 10.724 agli immigrati, praticamente il doppio. In totale, tuttavia, i neo cittadini milanesi nel 2007 sono in calo rispetto all’anno passato (14.335 a 32.048).
La Lega adesso chiede «criteri stringenti per la concessione di uno status delicato perché comporta soprattutto diritti». Sotto accusa «singolari moduli amministrativi, in particolare quelli in possesso dei messi comunali incaricati di verificare le dichiarazioni di domicilio». Secondo la normativa nazionale, infatti, ai richiedenti basta far presente se si vive in regolare abitazione o «alternativamente, in altra tipologia di alloggio: container, camper o roulotte, baracca, grotta o altro». Per Salvini è uno «scandalo». «Procedura incredibile e da riformare, introducendo l’obbligo di allegare un regolare contratto d’affitto, di abitare in una casa occupata con diritto (e non abusivamente, come pure accade, basta fare un giro tra le case popolari di via Lopez a Quarto Oggiaro, invase dai rom) e di disporre d’un reddito pari almeno a 420 euro, il minimo previsto dalla direttiva comunitaria». Elementi «indispensabili per garantire la possibilità di convivere ed integrarsi in modo onesto con il resto della popolazione», sottolinea poi Davide Boni, capodelegazione della Lega Nord in regione.
Tradotto in slogan: «La residenza non è un regalo di Natale. Dalla Moratti ci aspettiamo una risposta nel giro di due giorni, sennò sarà battaglia», promette la Lega.

Ma il vicesindaco Riccardo De Corato è scettico: «Milano non è Cittadella, il problema di 100mila clandestini e 10mila nomadi va affrontato in maniera più organica, sul tavolo del prefetto, con il governo, ossia a livello nazionale».

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