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Immigrato ucciso e carbonizzato

Il cadavere carbonizzato di un uomo, probabilmente un moldavo, è stato rinvenuto nel tardo pomeriggio di ieri dai vigili urbani del V Gruppo nel piazzale antistante a un complesso di capannoni abbandonati dell’ex Romanazzi, una ditta metalmeccanica capitolina. Stando a un primo esame del medico legale, il morto avrebbe tra i 25 e i 35 anni, il decesso risalirebbe a non più di una settimana fa. Un’esecuzione efferata: l’uomo sarebbe stato prima ucciso altrove, quindi il suo corpo martoriato dato alle fiamme e trasportato in via di Tor Cervara, angolo via Tiburtina e abbandonato supino sull’asfalto, accanto a un manufatto in prefabbricato. A mettere i «pizzardoni» sulla pista giusta una telefonata che annunciava la presenza di un cadavere all’interno del campo nomadi sulla stessa strada. Da qui le ricerche. Dapprima sono state passate al setaccio baracche e camper occupati dai rom, quindi la battuta si è estesa all’appezzamento vicino dove sorgono i capannoni ormai divenuti ritrovo per sbandati e luogo «cult» per rave notturni. Oltre a una macchina e a un motorino rubati, alla fine, i vigili hanno scoperto il cadavere. Camicietta bianca indosso ormai quasi incenerita, l’epidermide divorata dal fuoco, la mano destra apparentemente mozzata, solamente il viso, sebbene gonfio, sarebbe ancora parzialmente riconoscibile: di sicuro chi ha ammazzato la vittima voleva cancellare ogni possibile traccia utile alle indagini. Non solo.

La ferocia del delitto farebbe pensare a un regolamento di conti tra bande di criminali dell’Est europeo di basso profilo, magari legata allo stesso mondo dei rom, del taglieggiamento o della prostituzione. Uno «sgarro», comunque, da punire in maniera tanto cruenta quanto spaventosa e intimidatoria. Sul caso indagano la squadra giudiziaria della municipale romana e la sezione omicidi della squadra mobile.

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