Immigrazione, Sacconi: "Un patto d'integrazione con i diritti e i doveri"

Il ministro del Welfare: "Dopo le risposte solide sulla sicurezza ora pensiamo all'integrazione con un patto che preveda diritti e doveri. Serve una sorta di cittadinanza a punti". Casini: "Bene al proposta". Cicchitto: "Discuterne senza parolacce"

Immigrazione, Sacconi: 
"Un patto d'integrazione 
con i diritti e i doveri"

Roma - Dopo "avere dato risposte solide sul versante della sicurezza ora dobbiamo intensificare l'altra faccia della medaglia, quella dell'integrazione attraverso un patto che preveda diritti e doveri". Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, rilancia sul tema che continua ad alimentare polemiche fra centrodestra e centrosinistra e all'interno dell'alleanza di governo, oltre che tra Fini, Pdl e Lega.Saccioni propone una sorta di "cittadinanza a punti", un percorso certo e condiviso.
Intervenendo ad un convegno sulla "Caritas in veritate" organizzato dal Forum delle associazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro. Sacconi ha rilevato che "alla base del patto ci deve essere uno scambio: da una parte lo stato garantisce parità di accesso al lavoro, alla conoscenza e alle prestazioni sociali, dall'altra l'immigrato garantisce l'osservanza delle regole, il rispetto dell'identità nazionale, la conoscenza della lingua". Si andrebbe dunque verso ad un concetto di "crediti: quando c'é una violazione si perdono crediti e diritti. Insomma si può anche definire in un certo modo 'patente a punti'', ha detto Sacconi facendo propria l'espressione giornalistica con la quale viene sintetizzato questo piano per l'integrazione degli immigrati.

Il ministro ha messo in evidenza - sempre parlando all'incontro organizzato da Mcl, Confartigianato, Confcooperative, Cdo, Cisl e Acli - che "cosa diversa è la cittadinanza visto che una persona può restare nel nostro Paese senza avere interesse a diventare cittadino italiano, ad appartenere alla nostra comunità perché, per esempio, può avere un progetto di vita che prevede il rientro nel Paese d'origine". Per la cittadinanza, dice Sacconi, "é necessario un percorso graduale, non solo quantitativo e burocratico, in termini di anni di permanenza, ma anche qualitativo che dia prova di volere appartenere alla nostra comunità nazionale".

Bonanni Riportare i permessi di soggiorno a 12 mesi e dare il diritto di voto agli immigrati che pagano le tasse e versano i contributi. Sono le richiesta della Cisl, secondo quanto riferito dal segretario generale Raffaele Bonanni. "Siamo molto preoccupati e chiediamo che il permesso di soggiorno venga riportato a 12 mesi. Portarlo a 6 mesi è stata una trappola per espellere molte persone, visto che gli immigrati, appena perdono il lavoro, non hanno tempo per trovarne un altro". Commentando le proposte del presidente della Camera Gianfranco Fini sull'immigrazione, Bonanni ha detto: "sono le nostre proposte da anni: chi nasce in Italia non può che essere italiano e chi paga le tasse e versa i contributi deve essere un cittadino con pari diritti e doveri, fino anche a quello a votare. L'Italia in questo senso - ha sottolineato il leader della Cisl - non rispetta la convenzione di Strasburgo".

Casini: bene la proposta di Sacconi Pier Ferdinando Casini accoglie con favore la proposta del ministro del Welfare Maurizio Sacconi di una cittadinanza a punti. "Guai a marginalizzare chi viene in Italia e guai alla cultura dell'egoismo rappresentata dalla Lega", ha detto il leader dell'Udc . Per Casini l'idea che i cittadini stranieri residenti in Italia da un determinato numero di anni possano votare per le amministrative è ragionevole così come "non è sbagliata" la proposta di Sacconi di una cittadinanza "a punti". "E' giusto - ha concluso Casini - che l'extracomunitario maturi come noi il senso di appartenenza alla comunità nazionale".

Cicchitto: tema da affrontare, ma senza parolacce Senza dover usare paroloni, parolacce, scomuniche, abiure ed altro armamentario mediatico-ideologico, esiste una questione assai seria da discutere con pacatezza e capacità di riflessione". L'invito a parlare di immigrazione non con i toni usati ieri da Gianfranco Fini né dalla Lega viene da Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl che sottolinea come sul "tema dell'immigrazione e su quello della cittadinanza è indispensabile che si sviluppi un dibattito serio". Secondo Cicchitto, "la distinzione tra immigrazione regolare ed immigrazione irregolare mantiene la sua validità così come mantiene la sua validità di fondo la legge Bossi - Fini". "Si può studiare - sostiene Cicchitto - qualche aggiustamento da fare con grande ponderazione ma non si deve dimenticare che quella distinzione è vissuta in modo serio e profondo da un gran numero di cittadini, specialmente dei ceti popolari, che non sono razzisti, ma vivono drammaticamente situazioni di degrado, di promiscuità, di mancanza di sicurezza".

"Questi ceti popolari - ricorda l'esponente del Pdl - hanno espresso il loro orientamento, anche con il voto del 13 aprile 2008, anche perché la sinistra continua a fraintendere il fenomeno, questa è una delle ragioni per cui essa è minoritaria e sarebbe veramente paradossale che noi ci mettessimo ad inseguirla su uno dei terreni su cui essa è così debole e contraddittoria". "Quanto al tema della cittadinanza - conclude Cicchitto - esso interessa un numero limitato di immigrati perché la grande maggioranza di essi dopo 15-20 anni torna nel suo paese di origine".

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