Immigrazione, sinistra battuta Non sarà l’Ue a decidere le quote

da Bruxelles

Le quote migratorie? Vanno decise dai singoli Paesi Ue e non da Bruxelles. Dietro le quinte dell’Europarlamento, e più precisamente nella commissione libertà e giustizia, ieri mattina è stata bocciata - grazie a un emendamento presentato tra gli altri da Antonio Tajani, capogruppo di Forza Italia - l’ipotesi che «i profili quantitativi e qualitativi quali strumenti della politica d’immigrazione» fossero decisi in sede comunitaria.
Lo prevedeva la relazione preparata da Lilli Gruber (indipendente del Pse) sul delicato tema della lotta all’immigrazione illegale che a fine anno, dopo verifica con il consiglio dei capi di Stato e di Governo, dovrebbe essere approvata in aula in seduta plenaria. Nel testo del provvedimento, che mira ad armonizzare le politiche di espulsione da parte dei 27, eliminando le differenze attuali e rendendo «trasparenti» tanto le ragioni delle espulsioni che delle misure coercitive, era spuntata anche l’idea di far decidere a Bruxelles le quote annue di ingressi di provenienti da Paesi terzi. «Ma grazie al nostro emendamento - hanno fatto sapere gli azzurri Tajani e Antoniozzi - abbiamo sventato il tentativo dei socialisti di una cessione delle competenze alla Ue. Abbiamo ottenuto il sostegno dell’intero Ppe - hanno proseguito i due - e in parte anche di altri gruppi per confermare il principio di una politica di coordinamento comune e, nel caso dell’Italia, di ottenere un maggior supporto degli altri partners vista la delicata posizione del nostro Paese, particolarmente esposto ai flussi incontrollati di immigrati. Ma abbiamo cancellato quella parte di testo messo a punto dalla relatrice Gruber che demandava a Bruxelles le decisioni sulle quote d’ingresso con la scusa delle difficoltà in seno alla Ue di trovare una intesa sull’argomento. Resta insomma inalterato il principio per il quale dev’essere Roma a decidere sulle quote, e non Bruxelles. Riteniamo corretto che ogni Paese debba esser lasciato libero di decidere perché ogni Paese ha le proprie caratteristiche e problematiche».


Nel rapporto varato ieri dalla commissione tra le altre cose si stabilisce che non saranno concessi periodi di custodia temporanea superiori a tre mesi e (per particolari motivi) non oltre i 18, che i minori non accompagnati non debbano esser in alcun modo reclusi in centri d’accoglienza, che verrà creata la figura di un Ombusdman, e cioè un garante al quale ci si potrà rivolgere in caso di espulsione da parte di uno degli Stati membri della Ue.
Il processo, come detto, non è che all’avvio. In autunno, dopo verifica coi governi degli Stati membri, il testo arriverà in aula per il voto definitivo con cui diverrà normativa comunitaria.

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