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"Impariamo dai bambini come affrontare la Fase 2"

Il presentatore-icona della tv per i più piccoli: "La loro creatività è preziosa e dà energia. Sono il vero vaccino contro la rassegnazione"

"Impariamo dai bambini come affrontare la Fase 2"

Il suo ultimo programma-Rai ha un titolo misterioso, La Porta Segreta. E dietro quell'uscio c'è tutta la voglia di «raccontare imparando» di Giovanni Muciaccia, il Signor Art Attack, dal nome del format che l'ha reso celebre tra i più giovani, e non solo. Se oggi i genitori per realizzare un «manufatto creativo» insieme ai figli impugnano nella destra le forbici e nella sinistra un tubetto di colla, il merito è di Muciaccia Giovanni (Foggia, 26 dicembre 1969).

Segni particolari: testa dura e una voglia (di televisione) tra la folta capigliatura; il piccolo schermo, un chiodo fisso che gli ha regalato non poche soddisfazioni.

Ma prima di mettersi a favore di telecamera Muciaccia ha battuto le tavole del palcoscenico, formandosi artisticamente alla Scuola di teatro Mario Riva e frequentando l'Accademia d'arte drammatica della Calabria a Palmi. Nel suo curriculum, la recita di opere firmate da Euripide, Eschilo, Luigi Pirandello e Bertolt Brecht. In 51 anni Muciaccia ha messo su famiglia (si è sposato nel 2009, in Polinesia, con Chiara Tribuzio, nota per essere arrivata terza a Miss Italia '98, dalla quale ha avuto due figli: Edoardo e Maria Vittoria), ma curiosità ed entusiasmo sono rimasti gli stessi dell'esordio. Così come il desiderio di sperimentare. Una specie di Indiana Jones catodico col cuore da esploratore e gli occhiali da Harry Potter. Aspetto da boy scout, virante sul secchione. Ma di quelli simpatici, modello Tintin. Con lui generazioni di bambini hanno imparato a dare forma alla fantasia.

Tutto merito della «muciaccite», moderna via di mezzo fra due antiche discipline, ormai finite in naftalina, Educazione artistica e Applicazioni tecniche: materie un tempo in auge nelle scuole medie, poi finite nell'oblio, ma stoicamente ripescate solerte prof. Muciaccia che gli ha dato nuova linfa. E non nel buio di una classe dalle pareti crepate, bensì nello splendore dello studio tv, con tanto di scrivania ingombra di ogni ben di Dio (il «Dio» della cartoleria, intendiamo) che nessun docente-doc riuscirebbe a garantire ai propri alunni. Un paradiso di cancelleria (pennelli, colori, spillatrice, vinavil ecc.) per trasformare la fantasia in oggetti divertenti. A volte, perfino utili.

Ad esempio, di questi tempi sarà stato sicuramente in grado di fabbricarsi da solo una mascherina usando cartaforno ed elastico.

«Ho visto vari tutorial che in rete davano indicazioni sulle mascherina fai-da-te. Ma non mi hanno convinto».

Su queste cose ha l'occhio clinico...

«L'involucro della mascherina non garantiva una perfetta aderenza su naso e bocca e questo depotenziava di molto la sua capacità protettiva».

Ha condiviso le norme severe cui stiamo stati costretti per porre un freno al contagio?

«Le ho rispettate scrupolosamente fin dall'inizio di questa brutta storia. Eravamo a febbraio: l'allarme Covid-19 non era ancora esploso, ma le avvisaglie di ciò che di lì a poco sarebbe accaduto c'erano già tutte».

Furono quelli i giorni della «grande fuga» da Nord verso Sud.

«Regnava il caos. Personalmente mi muovevo con molta cautela prendendo tutte le precauzioni. Ricordo di avere rinunciato anche a vari appuntamenti professionali fissati da tempo».

I più, invece, reagirono con una scrollata di spalle...

«Purtroppo è andata così. Abbiamo visto troppe persone fare finta di nulla. Una sottovalutazione generale - anche da parte delle istituzioni - che stiamo pagando oggi, e pagheremo in futuro, a caro prezzo».

Sul fronte coronavirus anche la scienza non ha viaggiato in maniera univoca.

«È vero. Ma ora bisogna guardare avanti. L'obiettivo principale è il vaccino».

Informazione e divulgazione sono fattori importanti.

«Direi fondamentali. Nei miei programmi ho sempre cercato di trasmettere entrambi, ispirandomi ai "padri nobili" del settore».

Andiamo sul sicuro: Piero Angela?

«Il maestro indiscusso. Anche il figlio Alberto è bravissimo. Ma Piero resta il numero uno. Anche se...».

Anche se?

«Nella mia formazione hanno influito anche altri personaggi».

I nomi?

«Enzo Tortora».

Come mai?

«Mi ha sempre attratto quel suo stile di conduzione garbato ed elegante. Il suo Portobello fu inoltre un programma rivoluzionario. Da piccolo non perdevo una puntata».

Da ragazzo non avrebbe mai immaginato di diventare un personaggio televisivo di successo, addirittura imitato dallo showman numero uno, Fiorello.

«Inimmaginabile. Senza contare che Fiorello in versione Muciaccia rimane ancora oggi uno delle parodie più riuscite e richieste dal pubblico. Un grande successo. Con una genesi tutta da ridere».

Ce la descriva...

«Mi trovavo al British Museum a Londra per ragioni di lavoro. Ero nel pieno di un incontro di studio riguardante l'ologramma di una mummia. Improvvisamente mi squilla il telefonino che, colpevolmente, avevo lasciato acceso. Mi sento sprofondare dalla vergogna. Rispondo: Chi è?».

Chi era?

«Fiorello che mi fa, imitando la mia voce: A Mucciaccia, so' Fiore, 'ndo stai?. E io: Al British Museum davanti a una mummia. E lui: Na mummia? Ma l'hai fatta tu co 'a carta igienica e er Vinavil?.

E cosa voleva Fiorello?

«Era una telefonata per farmi capire che mi avrebbe imitato in radio. Poi l'imitazione ha avuto un tale gradimento che l'ha portata anche nei suoi spettacoli dal vivo. Io ovviamente ne sono felice».

Ora che ha cambiato format rispetto ad Art Attack, non le mancano i bambini e le creazioni di cartapesta?

«No, perché in realtà Art Attack, che ho condotto per ben undici edizioni, continuo a farlo in famiglia. Con i miei figli. Durante questa fase 2 post-coronavirus credo sia utile osservare i bambini, perché dalla loro creatività anche noi adulti abbiamo tanto da imparare. Io ho un animo profondamente artistico. I bimbi sono un inesauribile fonte di stimolo e ispirazione. La loro energia è una sorta di vaccino contro il virus della rassegnazione».

Non a caso Picasso di frequente ospitava nel suo studio i bambini e li invitava a disegnare.

«Non escludo che ai primordi del suo cubismo possa esserci un furto».

Un «furto»?

«Nel senso che il grande Pablo sosteneva che il cattivo artista copia, quello bravo ruba».

E lui ha «rubato» dai bambini l'anima del cubismo?

«Non lo sapremo mai. Del resto tutta l'arte è disseminata di meravigliosi misteri».

Nessun mistero invece sul suo esordio in tv. Anche lì i bambini hanno ricoperto un ruolo-chiave.

«È vero. Il debutto sul piccolo schermo arrivò alla fine del 1992 con Disney Club. Nei due anni successivi ho condotto La Banda dello Zecchino».

Contemporaneamente si dedicava ai cortometraggi.

«Titolo: Sformat. Partecipai al terzo Sacher Festival di Nanni Moretti».

Nel 1998 la svolta, diventa il presentatore di Art Attack su Disney Channel...

«Il programma più seguito del canale televisivo. Che acquisisce tanta notorietà da essere trasmesso pure su Raidue».

Con un gran balzo passiamo al 2007, facile per un ballerino provetto come lei...

«Si riferisce alla mia partecipazione a Ballando con stelle su Raiuno?».

Proprio quella.

«Mi è sempre piaciuto danzare. Anche se prima di allora non avevo partecipato a nessuna gara di ballo».

La sua voce assomiglia molto a quella di Cornelio Robinson.

«È la stessa. Sono stato io infatti il doppiatore italiano di Cornelio Robinson nel film d'animazione fantascientifico del 2007 I Robinson, una famiglia spaziale».

A proposito di «famiglie», il cruccio di tutti i genitori è il disordine cronico nella stanza dei loro figli adolescenti. Lei ne sa qualcosa.

«Al di là dell'esperienza personale, nel 2010 ho condotto il programma Freestyle, per il canale DeA Kids 601 di Sky: un format in cui venivano modificate le camerette dei ragazzi, ispirandosi alle loro passioni, ai loro sogni, alle loro aspirazioni. Le camerette sono lo specchio dell'animo giovanile».

Giovani sempre pronti a inventare e a reiventarsi. Lei nel 2015 è stato a capo di un singolare gruppo di costruttori/inventori: gli X Makers, in onda su DeA Kids.

«Nel programma venivano ideati e realizzati dei nuovi prototipi tecnologici grazie all'uso di stampanti 3D, laser e altre diavolerie».

Per la prima volta si parlava di alfabetizzazione tecnologica per ragazzi in un format televisivo mondiale sulla digital fabrication.

«In effetti siamo stati lungimiranti».

Forse anche per questo nel 2017 è stato reclutato da Sky per la promozione del film Raffaello Sanzio il Principe delle arti in 3D.

«Attraverso una miniserie a puntate per il web abbiamo incontrato e intervistato filosofi, critici, professori di storia dell'arte, sulle tracce del grande artista».

Ha anche affiancato Osvaldo Bevilacqua in Sereno variabile. Com'è Bevilacqua?

«Eccezionale. Abbina l'entusiasmo del ragazzino alla professionalità del veterano. Osservandolo lavorare ho imparato molte cose».

Torniamo al suo ultimo programma, La Porta Segreta. Qual è il «segreto» più intrigante che ha scoperto?

«Quello di Michelangelo».

Racconti.

«A portarlo alla luce è stato Antonio Forcellino, il restauratore ufficiale delle più celebri statue del Buonarroti».

Cosa ha scoperto Forcellino?

«Durante il restauro del Mosè è emerso una verità segreta e inedita: e cioè che Michelangelo lucidò la statua in punti diversi e con intensità differenti per ottimizzare la resa luminosa dell'opera».

Affascinante.

«Michelangelo in quel tempo era impegnato nella realizzazione della Cappella Sistina e questa lucidatura stratificata del Mosè, secondo gli esperti, potrebbe rappresentare una sorta di tentativo da parte di Michelangelo di portare la pittura della Cappella Sistina nella scultura del Mosè. Rimodulando l'effetto cromatico della luce sul marmo».

Ma il mondo è pieno di «porte segrete».

«Per questo abbiamo ideato un nuovo programma itinerante e di divulgazione culturale».

Obiettivo?

«Accompagnare i telespettatori nella scoperta dei luoghi più curiosi e misteriosi delle città italiane».

Si viaggia nel tempo e nello spazio.

«Con al fianco esperti d'arte, scrittori, attori, storici, architetti, esploratori urbani lungo percorsi inediti che raccontano la straordinaria ricchezza del nostro territorio».

Sul web sono cliccatissimi anche i suoi tutorial per spiegare la politica ai più piccoli col «metodo Art Attack».

«È vero nel caso dell'ultima crisi di governo ho trasformato Salvini, Di Maio e Zingaretti in tre personaggi di cartone, utilizzando delle scatole interattive».

In che senso interattive?

«Con dei semplici movimenti delle gambe le scatole si aprivano facendo fuoriuscire alcuni elementi segreti».

Con il suo consiglio ai politici di «non usare troppa colla per evitare di rimanere attaccati alla poltrona» è stato facile profeta.

«In Italia, nel palazzo del potere, il vinavil scorre a fiumi».

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