Impianti chiusi e prezzi alle stelle. Le piscine finiscono sul tavolo dei Pm

Le tariffe sono le più alte d'Europa, sproporzionate rispetto al servizio e agli stipendi medi dei milanesi. Fedrighini (Gruppo misto): "È venuta meno la loro funzione sociale"

Impianti chiusi e prezzi alle stelle. Le piscine finiscono sul tavolo dei Pm
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È allarme per i costi delle piscine comunali, scoperte e coperte, che risultano essere i più cari d'Europa e assolutamente sproporzionati rispetto agli stipendi medi dei milanesi. Tanto da diventare inaccessibili, in un momento storico in cui in moltissimi dovranno rinunciare alle vacanze. Non solo, ai costi da 5 stelle non corrisponde certo pari qualità del servizio, visto che anche quest'estate saranno solo 3 su 8 gli impianti in funzione.

A denunciarlo il consigliere comunale ambientalista Enrico Fedrighini, che ha confrontato le tariffe applicate in città come Berlino, Vienna, Madrid e Parigi a quelle di Milano. Un confronto che mostra uno squilibrio evidente a svantaggio dei milanesi. «Agevolare l'accessibilità alle piscine è un dato importante della politica sociale di una città. Milano è una delle città dove negli ultimi anni si è densificato e costruito maggiormente, producendo un innalzamento significativo, oltre che dei prezzi degli immobili, delle temperature - commenta Fedrighini -. Consentire a tutti, a cominciare dalle persone che non possono permettersi di andare in vacanza, di fare un salutare tuffo in piscina, è un obiettivo importante sotto ogni aspetto: ambientale, sanitario, sociale. La politica non può avere come unico riferimento il dato finanziario, altrimenti lasciamo il posto delle scelte politiche, come spesso avviene, alle società finanziarie».

Dal 2023 le tariffe di accesso alle vasche sono raddoppiate, passando da 4 a 78 euro per gli impianti coperti, con ulteriori rincari nei fine settimana (fino a 9 euro per le strutture scoperte). Tale aumento si colloca in un contesto economico in cui il reddito medio annuo dei milanesi, pari a circa 28.466 euro, risulta significativamente più basso rispetto a quello registrato in numerose altre grandi città europee. A Berlino entrare in piscina costa 5,50 euro a fronte di un reddito medio annuo di 46.258 euro, a Vienna 4 euro (reddito medio 56.980 euro), ancora meno a Parigi dove si spendono 3,50 euro (a fronte di un reddito medio annuo di 41.810 euro). Particolarmente significativo è il caso di Madrid, città con un reddito medio molto simile a quello di Milano, dove il biglietto d'ingresso a una piscina pubblica è di soli 4,50 euro per un reddito medio di 29.512 euro .

Il Codacons ha presentato un esposto al Comune, uno alla Procura della Repubblica e uno alla Corte dei Conti, chiedendo un intervento urgente per riequilibrare i costi degli impianti, anche attraverso sconti temporanei, una revisione delle tariffe e maggiori garanzie di accessibilità per tutti i cittadini. Le piscine pubbliche, soprattutto in periodi di forte caldo e in assenza di alternative, non possono essere considerate semplici strutture ricreative, bensì servizi di interesse collettivo primario. La loro fruizione deve essere garantita in base a principi di equità e non subordinata a barriere economiche, la premessa. «Si chiede al Comune di Milano, di adottare con urgenza misure correttive volte a riequilibrare il rapporto tra tariffe e reddito medio della popolazione residente, attraverso l'introduzione immediata di sconti temporanei sui prezzi in vigore, una revisione delle politiche tariffarie che tenga conto dei parametri economici locali e la pubblicazione dei criteri di definizione dei costi applicati agli utenti». Così il «dubbio» che sorge e che il Codacons ha «girato» alla Procura è «se tale situazione possa configurare una limitazione indebita dell'accesso ai servizi pubblici fondamentali o condotte omissive da parte dell'amministrazione nella tutela dei diritti sociali dei cittadini». Coinvolta anche la Corte dei Conti, con il compito di «verificare la correttezza e la legittimità dell'attuale struttura tariffaria applicata alle piscine pubbliche».

Il tutto senza considerare che anche quest'estate saranno in funzione solo tre impianti all'aperto - Romano, Cardellino e Sant'Abbondio - mentre gli altri 5 sono chiusi per ristrutturazione o avviati alla privatizzazione (Argelati, Lido, Saini, Suzzani e Scarioni, che in tutto erano in

grado di accogliere oltre 100mila bagnanti l'anno). Come se non bastasse per un guasto tecnico anche la piscina Cambini Fossati (al chiuso ma dotata di solarium) e fresca di ristrutturazione, da settimana scorsa è chiusa.

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