Cronaca locale

Impianti, rincari fino al 400%. Ormai lo sport è un lusso

Costi di gestione alle stelle. In crisi soprattutto i settori amatoriali e giovanili. La Uisp: "Subito sinergie con i privati come in Spagna"

Impianti, rincari fino al 400% Lo sport è diventato un lusso

E mentre si discute e si litiga se fare uno stadio nuovo, dove costruirlo, se abbattere o meno il Mezza sfugge un dettaglio: lo sport di base è in agonia. Sta diventando un lusso per la maggior parte delle famiglie che hanno un figlio o due e una spesa da «tagliare» per chi ne ha di più. Lo scorso anno, secondo i dati di un report di Sport e Salute presentato poche settimane fa alla Camera dei Deputati, i costi energetici per gli impianti sportivi sono aumentati tra il 200 e il 400% rispetto al 2021 e ciò a cascata fa lievitare il prezzo di campi da gioco, piscine, palestre. Una «stangata» per gli operatori del settore e per le oltre 100 mila associazioni e società sportive dilettantistiche. Non solo. Secondo il centro studi UISP (L'Unione Italiana Sport Per tutti) tra il 2020 e il 2022 sono state rilevate gestioni di impiantistica sportiva da parte di società con capitali esteri per un totale di oltre 100 milioni di euro e ciò, ovviamente, porta a considerare lo sport come fonte di profitto più che come pratica necessaria alla formazione, al benessere e all'inclusione sociale dei giovani.

«Se non si interviene con solerzia- spiega Stefano Alia segretario generale di UISP Lombardia - la sport diventerà presto una specie di lusso per le famiglie, con tutta una serie di ricadute negative. E in particolare intendiamo non solo il benessere-salute dei cittadini, ma anche quella dei conti della Salute Pubblica, in quanto, secondo dati statistici ogni euro investito in sport equivale a 3 euro risparmiati in costi di sanità». Il Covid, il lockdown e poi la crisi energetica seguita alla guerra in Ucraina stanno lasciando strascichi pesantissimi e pongono una serie di interrogativi: come garantire il «diritto allo sport»? Come farlo diventare un diritto per tutti e non solo per chi se lo può permettere perchè abita in città più «fortunate», perchè ha una famiglia che se lo può permettere o perchè vive in un Comune che investe di più o di meno? Come scongiurare che la gestione degli impianti e delle società sportive diventi monopolio dei grandi gruppi, per altro quasi tutti stranieri, che ovviamente selezionano su base economica oltre che di risultato tecnico? Tutte domande a cui, pochi giorni fa a Mantova, ha cercato di dare risposte il convegno organizzato da Uisp Lombardia «Diritto allo sport: competenze, investimenti e valore sociale».

Una si ispira al «modello spagnolo» che ha evidenziato l'effetto moltiplicatore degli investimenti pubblici per gli interventi dei privati. Una sinergia «virtuosa» che ha permesso una forte ripresa dello sport per tutti come vero diritto di cittadinanza. «Riteniamo il modello spagnolo possa essere replicabile con successo anche da noi- ha spiegato Gianpaolo Ferrarini di UISP Lombardia- Ma è necessario intervenire con tempestività al fine di non svendere a società straniere un settore che, relativamente alla sola impiantistica sportiva pubblica, dopo la pesante crisi Covid ed energetica del 2022 ha generato un giro d'affari di 3,9 miliardi, sceso del 63% rispetto ai 6,2 miliardi del 2019». E in Lombardia il problema è forse più «acuto» che altrove se non altro per un fatto di numeri. E' infatti la prima regione in Italia per società sportive, la seconda per impiantistica sportiva e la prima per numero di tesserati.

Di contro, dei circa 20mila impianti sportivi presenti nella regione, più del 60 per cento è stato creato prima del 1990 e solo l'1 per cento è stato pensato per essere munito di pannelli solari, termici o fotovoltaici. Se a ciò si aggiunge che nell'ultimo anno i costi del riscaldamento degli impianti sono passati da 0,42 euro a 1,5 euro al metro cubo e il costo dell'energia elettrica è cresciuto da 0,22 a 0,55 a kWh si fa presto a capire che l'allarme è più che rosso. Lo sport amatoriale lombardo ha quindi il fiato corto, ha impianti vecchi, poco sostenibili e si sta perdendo per strada società, amatori ma soprattutto ragazzi. In grande sofferenza è l'attività di base dove molti sodalizi dilettantistici, che vivono di un volontariato «eroico», sono stati costretti in questi ultimi anni ad alzare bandiera bianca.

Secondo una rilevazione fatta dalla Uisp negli ultimi tempi il calo dei minori che hanno praticato sport di base in regione è stato del 12,4 per cento e va aggiungersi ai tanti giovanissimi che in questi due anni si sono persi per strada a causa della pandemia. Questa è la realtà.

Poi si può tranquillamente continuare litigare sullo stadio.

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