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Impianti da rinnovare e sinergia pubblico-privati. Servono altri 6.500 miliardi per l'acqua del futuro

Il report realizzato con Acea e l'università di Cambridge: "Colmare il gap entro il 2040"

Impianti da rinnovare e sinergia pubblico-privati. Servono altri 6.500 miliardi per l'acqua del futuro
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Colmare il divario globale delle infrastrutture idriche è una frase che sembra oscillare tra la sfida tecnica e quella ambientale, invece è una delle grandi partite economiche e sociali del nostro tempo. É quanto emerge dal nuovo report del World Economic Forum, realizzato in collaborazione con Acea, (primo operatore idrico in Italia e secondo in Europa con 10 milioni di italiani serviti e altrettanti all'estero) e l'Università di Cambridge: entro il 2040 sarà necessario investire 6.500 miliardi di euro in più rispetto agli investimenti previsti, per modernizzare reti idriche e sistemi di gestione dell'acqua nel mondo. Un impegno imponente, ma capace di generare benefici altrettanto rilevanti: fino a 8.400 miliardi di euro di Pil aggiuntivo e oltre 206 milioni di posti di lavoro a tempo pieno, nel dettaglio 14 milioni ogni anno. Il dato di partenza è chiaro: le infrastrutture idriche globali sono in larga parte obsolete, inefficienti e non adeguate ad affrontare le sfide del cambiamento climatico. In molte aree del pianeta si disperde fino al 30% dell'acqua distribuita, mentre oltre tre miliardi di persone non hanno ancora accesso a servizi idrici e igienico-sanitari sicuri. Colmare questo divario non è solo una questione ambientale, ma una leva decisiva di sviluppo economico e sociale.

Secondo lo studio, ogni euro investito nel settore idrico genera 2,70 euro di attività economica complessiva, di cui 1,30 euro contribuiscono direttamente al Pil. L'impatto sull'occupazione è altrettanto rilevante: ogni miliardo investito crea in media 32 mila posti di lavoro a tempo pieno. Questo effetto moltiplicatore nasce dal fatto che la filiera dell'acqua coinvolge un ampio sistema di imprese, dall'edilizia all'ingegneria, dalla manifattura alle tecnologie digitali, fino ai servizi professionali. In Europa il fabbisogno di investimenti è stimato in oltre 1.700 miliardi di euro entro il 2040, con un gap di circa 695 miliardi rispetto agli attuali livelli di spesa. Le priorità sono la modernizzazione delle reti obsolete e il potenziamento e adeguamento degli impianti di trattamento delle acque reflue. Il report individua quattro grandi direttrici d'azione: garantire l'accesso universale all'acqua, rafforzare la resilienza delle infrastrutture, promuovere la circolarità attraverso il riuso e l'efficienza (oggi limitata al 12%), e accelerare l'innovazione tecnologica, anche grazie alla digitalizzazione e all'intelligenza artificiale. Numerosi esempi dimostrano che il cambiamento è possibile. A Roma, Acea ha avviato un programma da 850 milioni di euro per ridurre le perdite idriche grazie a sensori e sistemi intelligenti: dal 2017 sono stati risparmiati 80 milioni di metri cubi d'acqua e migliorato il servizio per 150 mila nuovi utenti. In Campania, un impianto di depurazione realizzato con tecnologie avanzate ha aumentato l'efficienza energetica e ridotto l'impatto ambientale in un'area turistica delicata. In Australia, i mercati dell'acqua consentono di scambiare "diritti" idrici in modo flessibile, ottimizzando l'uso della risorsa tra chi ne ha troppa e chi non ne ha. E in Medio Oriente, sistemi digitali avanzati permettono oggi di ridurre drasticamente le perdite e garantire continuità del servizio. Il messaggio del report è chiaro: per colmare il divario idrico serve una regia forte. I governi devono considerare l'acqua un asset strategico, creando quadri normativi prevedibili, regole stabili e strumenti finanziari che attraggano investimenti privati. La finanza è chiamata a sviluppare nuovi strumenti, come i blue bond o i partenariati pubblico-privati, mentre le imprese devono proporre progetti solidi e misurabili. In questo contesto, Acea punta a rafforzare il proprio ruolo di leader non solo in Italia forte dei suoi 116 anni di attività ma anche europeo della transizione idrica, contribuendo anche alla definizione delle politiche comunitarie, per il quale la Bei ha previsto investimenti per 40 miliardi di euro entro il 2027. Non solo. L'ad Fabrizio Palermo presiede anche la Water Industry, una community settoriale istituita presso il World Economic Forum.

L'acqua, risorsa vitale e sempre più scarsa, si conferma così al centro delle sfide economiche, ambientali e sociali del futuro. Investire oggi significa garantire sviluppo, occupazione e sicurezza per le generazioni di domani.

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