Import dalla Russia: meno 24% Ma il nostro gas ha costi da record

da Roma

Ieri le nostre importazioni di gas naturale dalla Russia sono scese del 24%, ovvero il 6% dell’intero import. Lo ha confermato Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni in un’intervista televisiva. «Al momento non c’è nessun allarme immediato in Italia - ha aggiunto Scaroni - anche perché disponiamo di 6 miliardi di metri cubi di riserva». Sono quindi stoccate riserve per quindici giorni. «Siamo riusciti a comprare in Austria una piccola quantità addizionale di gas - ha aggiunto Scaroni - anche se a caro prezzo, per far fronte alla situazione» che «è totalmente sotto controllo, anche se con questo freddo proprio non ci voleva». Scaroni assicura: «Le famiglie italiane saranno tutelate». L’Italgas, la società del gruppo Eni che gestisce circa il 30% del mercato italiano, conferma che la fornitura di gas agli utenti è stata ieri «perfettamente regolare» nei mille comuni della rete, nonostante il calo del flusso proveniente dalla Russia.
Ogni giorno l’Italia consuma 360 milioni di metri cubi di gas naturale. Lo paga mediamente 260 dollari per ogni mille metri cubi, uno dei prezzi più elevati d’Europa (le piccole imprese italiane, ricordano alla Confartigianato, pagano il 22% in più della media Ue). Dalla Russia il nostro Paese importa 24,5 miliardi di metri cubi l’anno, mentre una quantità quasi analoga (23,9 miliardi) arriva dall’Algeria e 16 ,2 miliardi di metri giungono da Paesi del Nord Europa. Mezzo miliardo di metri cubi proviene infine dalla Libia. Il fabbisogno complessivo di gas naturale è stato pari, nel 2004 - ultimo anno di cui si hanno cifre complete - a circa 80 miliardi di metri cubi. Solo il 16% di tale fabbisogno è coperto da produzione nazionale, che nei prossimi anni andrà man mano riducendosi. Il restante 84% giunge dall’estero attraverso quattro gasdotti: il Tag, che parte dalla Siberia, attraversa l’Ucraina, e raggiunge Tarvisio e Gorizia; il Ttpc che parte dalla Tunisia e raggiunge Mazara del Vallo; il Tenp-Transitgas che arriva dal Nord Europa; e infine il Greenstream, dalla Libia a Gela. È inoltre in funzione un solo rigassificatore, in provincia di La Spezia, che trasforma in gas il combustibile liquido trasportato con le navi. Questo impianto ha una capacita di 3,2 miliardi di metri cubi l’anno.
In queste condizioni, Scaroni rileva che «se la Russia decidesse di chiudere i rubinetti sarebbe un guaio, visto che riforniscono l’Italia per il 30% del totale, ma considero questa eventualità estremamente improbabile: non è mai successo in quarant’anni di rapporti fra Eni e Gazprom, non credo che succederà adesso». Tuttavia, l’amministratore delegato dell’Eni riconosce che questa situazione potrà creare tensioni, anche se «i prezzi sono già saliti in tutto il mondo». Secondo l’Intesa consumatori, il prolungarsi di una situazione di crisi potrebbe avere un impatto di 20-30 euro a famiglia. «Bisogna evitare la speculazione», osserva il presidente di Edison, Giordano Zuccoli.


Quanto alla riproposizione del nucleare in Italia, Scaroni ricorda che si tratta di una scelta che richiede tempi molto lunghi. «In un Paese come il nostro, dove si fatica a mettere un palo della luce - vediamo che cosa accade in Val di Susa per l’alta velocità - chissà che cosa potrebbe accadere se si volesse creare una centrale nucleare».

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