«Importante valutare la capacità delle coppie»

«Quel tribunale dei minori ha sbagliato, non doveva scrivere quello che ha scritto».
Sottosegretario Carlo Giovanardi, se la prende con i giudici di Catania?
«Con tutti quelli che emettono decreti di adozione vincolate a una razza. Sono contrari agli accordi internazionali sottoscritti dall’Italia».
Insomma le idoneità all'adozione condizionate non sono ammesse?
«Assolutamente no. I giudici non possono dare il via libera a una coppia scrivendo purché il bimbo non sia giallo o nero. È una palese discriminazione che espone l’Italia a sanzioni internazionali».
Però quello di Catania non è il primo caso. Qualche giudice lo ha già fatto anche in passato.
«Hanno tutti sbagliato».
Secondo lei, si può definire razzista una coppia che preferisce un figlio bianco?
«I criteri generali vanno ribaditi con forza. Tra i bambini non si devono fare distinzioni. In pratica, però, bisogna confrontarsi con le cose umane. E capire cosa è in grado di accogliere un coppia quando sceglie di adottare. Non ci sono scelte drastiche, ci sono attitudini».
Però se la coppia non decide in libertà rischia di far del male a un bambino, rifiutandolo dopo qualche mese.
«La nostra preoccupazione è che i genitori non si scoraggino fino all’inizio. Per esempio, suona male dire che una coppia rifiuta un bambino handicappato. Ma questo non vuol dire condannare chi vuole solo quelli sani».
O con la pelle chiara...


«Ma in pratica non serve un decreto del giudice per scegliere. Ci sono 70 enti che lavorano in tutto il mondo. E se accetto un bambino di colore mi rivolgo a un’associazione che lavora in Africa, viceversa chi lavora in Russia proporrà dei bambini affini a quelli europei».

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