Gian Maria De Francesco
da Roma
Non si placano le polemiche allindomani della stipula dellaccordo tra governo, Confindustria e Cgil-Cisl-Uil sullanticipo della riforma previdenziale con il passaggio allInps del flusso di Tfr delle imprese con oltre 49 dipendenti. Due i principali motivi di malcontento: la concertazione ristretta attuata da Palazzo Chigi e leffettiva inutilità del provvedimento ai fini dello sviluppo della previdenza complementare.
È ritornato allattacco il presidente di Confapi, Paolo Galassi, che ha definito il tavolo governativo un «teatrino» e la normativa «una condanna al nanismo e alla polverizzazione delle imprese». A questo proposito Galassi ha ribadito la necessità del rafforzamento del ruolo del Cnel come organo consultivo oppure della creazione di una consulta permanente che rappresenti tutte le realtà associative. Critico anche il presidente di Confcooperative, Luigi Marino, che ha parlato di «accordicchio scritto in sindacalese» denunciando linconsistenza delle compensazioni previste per le imprese. Confprofessioni, organizzazioni dei liberi professionisti, pur lamentando lassenza di concertazione, ha chiesto lestensione delle garanzie anche agli studi professionali.
Anche sul fronte sindacale le cose non vanno meglio. Rete 28 aprile, componente di minoranza della Cgil, ha avanzato la richiesta di indire un referendum tra i lavoratori per lapprovazione dellintesa. Il Cub, invece, ha proclamato uno sciopero generale il 17 novembre contro una misura ritenuta «inaccettabile». LUgl ha continuato il suo pressing lobbistico e ier ha incontrato lItalia dei Valori per ribadire le proprie perplessità sullavvio in breve termine di una riforma così importante. Su questo punto, tuttavia, il presidente della Covip, Luigi Scimia, ha assicurato la definizione dei regolamenti per la confrontabilità dei fondi pensione entro il 31 ottobre. Largomento è stato affrontato ieri anche dal tavolo tecnico del ministero del Lavoro per linformazione pubblicitaria sulla riforma previdenziale. Il 30 ottobre è previsto un altro tavolo politico.
Ci sono però due critiche che colpiscono più di altre. Il direttore generale dellAnia (assicurazioni), Gianpaolo Galli, ha sottolineato che «la riforma serve poco allavvio della previdenza complementare».
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