Sembrava di essere nel bel mezzo di una puntata del telefilm Csi, ma era la Questura di Genova. Il contesto era quello della relazione annuale sullandamento dellattività della polizia scientifica della direzione centrale anticrimine. A parlare, il vice questore aggiunto Daniela Campasso, il commissario capo Lucia Di Pierro e la responsabile tecnica del laboratorio chimico della polizia scientifica, Claudia Canali.
Questo tipo di polizia è attiva sul territorio ligure con 75 addetti divisi in 14 gabinetti regionali e presenti in tutte le maggiori città della regione. Questi agenti, che sono i primi ad arrivare sulla scena del crimine qualora il loro intervento si rendesse necessario, agiscono in squadre di 2 o 3 persone ma collaborano spesso anche in gruppi più grossi dalle 7 alle 20 e in seguito con criterio di reperibilità. In poche parole sono una sicurezza. Il laboratorio scientifico di Genova è uno dei più attrezzati di Italia, spiega la dottoressa Campasso, dirigente da un paio danni, anche se è affetto da una lieve carenza di personale. Nel corso del 2005 questi «specialisti» hanno eseguito 826 sopralluoghi ed esaminato quasi 2000 impronte, di cui una buona percentuale utile o addirittura decisiva ai fini investigativi. Tramite questi metodi scientifici, sono stati identificati 33 autori dei più svariati reati, dal furto allestorsione. Tutto questo nonostante che, come svela il «tecnico» Claudia Canali, sia molto difficile, analizzare unimpronta sulla maggior parte degli oggetti. Infatti benchè una traccia digitale possa rimanere anche per un anno su un oggetto, è praticamente inservibile se non è lasciata su una superficie liscia. Allo scopo di effettuare queste complicate analisi è stata approntata la apposita sezione di dattiloscopia giudiziaria.
La polizia scientifica si occupa anche di analizzare gli stupefacenti e i documenti falsi sequestrati.
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