Incendio in comunità, 9 intossicati in ospedale

Voleva essere un gesto di insofferenza, di insubordinazione per non essere stata lasciata libera di uscire prima e di fumare poi. La ragazzina ha trascinato nella sua personale ribellione un’amichetta, insieme hanno messo una sedia di plastica sopra un cestino di rifiuti riempito di carta e poi dato alle fiamme con un accendino. Solo fumo, per fortuna, ma quanto è bastato comunque per mettere in allarme la comunità «I Delfini» dove vivono cinque adolescenti con problemi di adattamento. Poi l’intervento degli operatori, dei vigili del fuoco e della polizia. Con gli agenti costretti a tenere a bada le giovani ospiti. Tutto concluso con nove ricoveri in ospedale, per verificare eventuali intossicazioni, poi la tranquillità è tornata in via Ippocrate 45.
Negli spazi dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini opera infatti una «struttura residenziale terapeutica» dipendente dalla divisione di neuropsichiatria infantile di Niguarda.
Dal nome si intuisce come sia riservata a piccoli pazienti, anzi piccole perché è solo femminile, con problemi di comportamento. Ragazzine tra i 13 ai 17 anni che abbinano difficoltà personali a problemi famigliari.
«Attenzione però - precisa Giuseppe Genduso, direttore sanitario di Ca’ Granda - questo non significa contesti economicamente o socialmente degradati, ma anche situazioni particolari, come genitori separati o forti contrasti interni, che rendono comunque poco opportuna una permanenza in casa durante la terapia».
Superata la fase critica, quando il soggetto ha bisogno di cure intensive all’interno del reparto di neuropsichiatria infantile, la terapia prosegue nella comunità. Anche perché l’età delle pazienti rende difficile la convivenza con malati in età infantile oppure, viceversa, adulta. Una volta accolte, le ospiti sono tenute a seguire regole ben precise come il divieto di uscire dopo le 22 o fumare all’interno della struttura.
Proprio quello che voleva fare la ragazzina ribelle che domenica sera, al rifiuto degli operatori, ha reagito prima coinvolgendo un’amichetta e poi incendiando il cestino e la sedia. Il denso fumo nero della plastica ha ben presto invaso i locali creando il panico.
Gli infermieri, intervenuti tempestivamente, hanno circoscritto le fiamme, poi spente dai vigili del fuoco e dagli agenti. Che hanno avuto in seguito il loro bel da fare per tenere buone le cinque adolescenti che si erano scagliate contro il personale in divisa.
Riportata la calma nell’istituto, il 118 ha insistito per portare tutti a Niguarda per un controllo. Anche perché l’aria dentro la comunità, tra il fumo e la polvere degli estintori era diventata irrespirabile. Tanto che l’edificio è stato dichiarato «temporaneamente inagibile». Quattro operatori sono stati visitati in pronto soccorso e subito dimessi, come due ragazze che hanno successivamente passato la notte in famiglia. Le altre tre invece sono rimaste in ospedale, accolte in un’ala di pediatria.

Ieri in serata i locali della struttura, dopo essere stati ripuliti e areati, sono stati dichiarati nuovamente agibili. A quel punto tutti, personale sanitario e ospiti, sono rientrati e l’attività terapeutica ha potuto riprendere come tutti i giorni.

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