Inceneritori per i rifiuti. Medici e associazioni: "Tavolo con la Regione"

La Lombardia detiene il primato del numero degli impianti e della capacità di combustione

Inceneritori per i rifiuti. Medici e associazioni: "Tavolo con la Regione"
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Un tavolo di confronto urgente sulla situazione degli inceneritori e sulla gestione dei rifiuti: è quanto chiedono medici e associazioni ambientaliste al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al consiglio regionale. La Lombardia detiene il primato del numero degli impianti e della capacità di combustione: sono 12 gli impianti (24 linee) di incenerimento di rifiuti urbani sul territorio (3 nel Veneto, 1 in Piemonte, 8 in Emilia), cui si aggiungono l'inceneritore di rifiuti speciali più grande d'Italia, 5 cementifici che praticano la co-combustione e 11 inceneritori industriali. Le associazioni denunciano la completa assenza di programmi di monitoraggio epidemiologico, messi in atto invece da Piemonte e Emilia Romagna, dal momento che questi impianti emettono inquinanti persistenti (diossine, furani, PFAS), aumentando inevitabilmente il rischio sanitario,

Nel mirino anche il sistema della gestione dei rifiuti: il rapporto rifiuti ISPRA del 2024 mostra che il 43% dei rifiuti bruciati proviene da fuori regione. Nel 2023 sono stati bruciati 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti nei 12 impianti - su una capacità autorizzata di oltre 3 milioni di tonnellate - a fronte di rifiuti indifferenziati prodotti dai cittadini pari a 1,2 milioni. Tradotto: gli impianti hanno bruciato ulteriori rifiuti di vario genere per 1,3 milioni di tonnellate. "L'incenerimento è di per sé una tecnologia obsoleta e in contrasto con gli obiettivi della economia circolare - spiegano le associazioni -. L'incenerimento contribuisce a determinare danni ambientali e sanitari, sia per le emissioni che per i rifiuti pericolosi a loro volta prodotti".

Diverse le richieste alla Regione sul piano gestionale e sanitario: da un lato una moratoria sulla costruzione o l'ampliamento di ogni tipo di impianto e l'adeguamento della capacità di incenerimento alla effettiva produzione regionale, riducendola con l'attuazione delle politiche di riciclo e soprattutto di prevenzione dei rifiuti fino alla graduale chiusura degli impianti sovrabbondanti rispetto alle

esigenze del territorio. Dal punto di vista sanitario l'attuazione di un monitoraggio epidemiologico delle popolazioni esposte agli impatti ambientali integrato con biomonitoraggi e corrette valutazioni di impatto sanitario.

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