«Incentivi? Fiat aumenti la produzione in Italia»

Incentivi all’auto anche per il 2010, ma legati all’aumento della produzione negli stabilimenti del gruppo Fiat. È quanto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, mette sul piatto della bilancia nel momento in cui il Lingotto ha cominciato a premere affinché il premio alle rottamazioni sia prorogato al 2010.
«È un problema - ha sottolineato il ministro, intervenuto al programma La Telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5 - che non può essere disgiunto dalla produzione Fiat nel nostro Paese». Scajola ha anche ricordato che la questione deve essere affrontata a livello europeo, ribadendo quanto affermato nei giorni scorsi dal premier Silvio Berlusconi: «È evidente - ha aggiunto - che se gli incentivi sono concessi in tutti gli altri Paesi per la crisi perdurante del settore, l’Italia non può restare indietro. Da noi la modulazione degli incentivi è servita per spronare proprio la diffusione di vetture che inquinano e consumano meno, e che sono più sicure allo scopo di rinnovare quel parco auto che in Italia è il più vecchio d’Europa».
L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, la scorsa settimana aveva lanciato l’allarme: senza incentivi le vendite scendono, la produzione diminuisce e, alla fine, a pagare il conto sono le fabbriche. Scajola ha voluto precisare che «pure lo stesso Marchionne condivide che i bonus vengano concessi con un aumento della produzione in Italia». Anche il presidente del gruppo industriale, Luca Cordero di Montezemolo, è voluto intervenire puntualizzando che «gli incentivi non sono denaro alle aziende, ma servono a favorire i consumi. Ecco perché devono proseguire. In questo modo si eviteranno grossi impatti negativi in tutta Europa sull’occupazione e sul rinnovamento del parco auto». Basta guardare l’andamento del settore veicoli commerciali per comprendere l’importanza di un provvedimento ad ho alle vendite. Il comparto, nonostante gli ecoincentivi alle rottamazioni, è in forte sofferenza e le immatricolazioni relative a settembre (meno 13%) hanno aggravato il problema. Rispetto a due anni fa c’è stato un vero crollo (meno 27,9%) e se si considera il periodo gennaio-settembre 2009, la riduzione delle consegne finali è pesante: meno 26,4 per cento. Servono, dunque, altri strumenti da affiancare ai bonus. Non è un caso che Marchionne, alla recente assemblea di Anfia, l’associazione che riunisce la filiera italiana dell’automotive, abbia sollecitato il governo a includere anche i furgoni e i mezzi pesanti tra i beneficiari della legge Tremonti-ter. «Confidiamo - ha commentato ieri Eugenio Razelli, presidente di Anfia - che le nostre richieste siano accolte presto». «Gli incentivi non bastano. È urgente intervenire - concorda Gianni Filipponi, direttore generale di Unrae (costruttori esteri) - anche sul piano della fiscalità a vantaggio degli acquirenti, tipicamente commercianti, artigiani e in genere piccole e medie aziende». Non sono mancate le reazioni sindacali all’intervento di Scajola sugli incentivi. Per il leader della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, «non è possibile che si usino le tasse che paga la gente, mentre la Fiat non dice cosa vuole fare degli stabilimenti del Paese, di Pomigliano o di Termini Imerese».
Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Centrella (Uil Metalmeccanici), che condivide il collegamento tra incentivi e produzione in Italia.

Si unisce al coro anche il presidente di Confapi, Paolo Galassi. Per l’associazione che riunisce le piccole e medie imprese «sarebbe assurdo finanziare aziende che portano produzione e lavoro fuori dai nostri confini; vorrebbe dire incentivare la delocalizzazione».

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