Inchiesta Asl, arrestati 5 ex dirigenti

Altre dodici ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità e le Asl della capitale. I carabinieri del nucleo operativo, che hanno avviato l’indagine circa due anni fa, hanno arrestato ieri mattina cinque ex dirigenti delle Asl capitoline A e B, tre ex direttori generali e due ex alti funzionari. Mentre hanno notificato altre sei ordinanze a persone già in carcere, tra le quali Anna Iannuzzi, conosciuta come Lady Asl, il marito Andrea Cappelli ed il loro commercialista Roberto Tondi. Le accuse, in questa ulteriore tranche dell’inchiesta, sono quelle di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di peculato e concussione.
Secondo l’accusa, sostenuta dai pubblici ministeri Giancarlo Capaldo e Giovanni Bombardieri, la finalità era sempre la stessa: «Sottrarre indebitamente somme di denaro alla sanità laziale». Le indagini avrebbero fatto emergere episodi nei quali le cinque persone arrestate ieri avrebbero favorito società, spesso inesistenti, riconducibili ad Anna Iannuzzi, e questo per decine di milioni di euro. A questo scopo sono state fatte false delibere, falsi mandati di pagamento e documentazione fasulla. In particolare, hanno accertato i carabinieri del nucleo operativo, ci sarebbero alcuni pagamenti da parte dell’azienda San Giovanni Addolorata per prestazioni di riabilitazione mai eseguite.
I tre ex direttori generali delle Asl coinvolte nell’inchiesta, la RmA, RmB e RmC, sono Mario Mazzocco, Bruno Cisbani e Benedetto Bultrini. Gli investigatori hanno condotto in carcere anche l’ex responsabile dell’ufficio legale della RmB, Riccardo Federici e Carla Daveri, alto funzionario della sanità laziale.

In particolare i carabinieri hanno puntato i riflettori sulle operazioni truffaldine poste in essere dagli allora direttori generali delle Asl per consentire alla società Ikt di ottenere, nel 1997, l’accreditamento pur in mancanza dei requisiti previsti e, negli anni successivi, la fissazione di un tetto di capacità produttiva molto più elevato di quello dovuto sulla base della normativa vigente.

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