Politica

Inchiesta sul San Raffaele, dopo 8 anni tutti prosciolti

da Milano

Esplose con una raffica di arresti altisonanti, fra squilli di tromba dei tg e titoloni dei giornali. Finisce all’italiana, otto anni dopo, con una sentenza che scontenta tutti, gli imputati e il pubblico ministero, ma forse più i primi del secondo. L’inchiesta sulle presunte truffe al Sistema sanitario nazionale commesse al San Raffaele si chiude con un poker di assoluzioni per prescrizione: è passato troppo tempo, il giudice ha deciso di togliere un’aggravante, la legge Cirielli, che ha abbattuto i tempi della giustizia, ha fatto il resto. Il verdetto è mezzo bianco e mezzo nero: i fatti contestati risalgono al periodo ’95-98, la sabbia non scende più nella clessidra. Partita chiusa per i quattro dirigenti dell’ospedale fondato da don Verzè: Robert Mazzucconi, Gianna Zoppei, Cesare Candela, Alessandro Longo.
Secondo il pm Sandro Raimondi, avrebbero mascherato le richieste di rimborso per oltre 15 prestazioni ambulatoriali che all’epoca, in base alla Convenzione con la Regione, venivano pagate a forfait. Le false dichiarazioni avrebbero fruttato all’ospedale un ingiusto profitto per oltre 8 miliardi. Il 26 febbraio scorso, preso atto della situazione, Raimondi aveva chiesto l’applicazione della prescrizione, ma senza rinunciare a vibrare la stoccata: «Le leggi non sono state rispettate dagli imputati». «A più di 12 anni dai primi fatti contestati - replica il San Raffaele - dopo otto anni e mezzo di indagini, oltre 36mila cartelle cliniche sequestrate, più di 300 testimoni ascoltati, il giudice ha chiuso anche l’ultimo troncone del procedimento a carico del San Raffaele. Ma questa prescrizione non ci soddisfa; d’altro canto la stessa decisione del pm di non chiedere le condanne la dice lunga sull’inconsistenza dell’impianto accusatorio».
L’indagine era partita nel 1996; nel ’99 gli arresti eccellenti di cinque primari e il violentissimo diverbio via lettera fra don Verzè e l’allora procuratore capo di Milano, Francesco Saverio Borrelli. Anche quel filone si è fatalmente arenato sulle sabbie mobili della prescrizione. Fra i camici bianchi finiti in manette c’era anche Luigi Ferini Strambi, allora direttore del Centro del sonno.

Oggi Ferini Strambi è coinvolto in un clone della vecchia indagine: Raimondi ipotizza una serie di truffe al Sistema sanitario nazionale.

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