Opere dinchiostro vinilico su tela vinilica («Untitled», 1982), o di gesso su carta intelata («Untitled» sempre del 1982). E ancora: lavori di smalto su metallo («New Years Eve», 1984) e di acrilico su mussola («Saint Sebastian», 1984). Per non parlare delle bellissime, e rare, maschere in smalto su alluminio («Untitled», 1987) e in acrilico ed inchiostro su cartone («Mask», 1988), delle incisioni su metallo(«Untitled» 1986), e dellopera su un armadietto di legno («Untitled, Happy Face», 1987). La costante, in questo uso così vario di tecniche e di materiali, è il tratto inconfondibile dellartista americano Keith Haring: in mostra unaccurata selezione di opere che illustrano i principali passi della carriera dellartista statunitense nella mostra personale, curata da Luca Beatrice, che si tiene fino al 30 giugno nella nuova sede milanese della Vecchiato Art Galleries, in via Santa Marta 3 (la prima, tuttora esistente, è in via Alberto da Padova 2, a Padova). Un linguaggio «popolare», fatto di pochi tratti geometrici e figure stilizzate che richiamano in parte la calligrafia Zen, Maya e i geroglifici egiziani. «Larte vive attraverso limmaginazione delle persone che la guardano. Senza questo contatto, larte non esiste» diceva Haring. È stato fra gli iniziatori della controcultura che oggi è quella del grafitismo: dipingeva nelle metropolitane, in luoghi pubblici, a contatto con le persone.
NellAmerica anche di Rauschenberg, di Cage, Andy Warhol, fino agli anni Ottanta di Madonna, quella di Keith è unarte che vule essere quantomai vicina, a contatto con le persone(martedì-sabato ore 10-19.30, lunedì su appuntamento, www.vecchiatoarte.it, 02-39661104).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.