Incidente di volo per Tullio Crali

Il centenario del Futurismo si avvicina con un corteo di mostre, parte delle quali in corso e molte altre in programma. Dalle prime notizie temiamo si tratterà di un percorso di auto-affondamento che, invece di celebrare l’unica vera avanguardia italiana, ne sancirà il funerale. Del resto, per oltre 50 anni gran parte della critica ha sentenziato che i futuristi erano tutti fascisti. Non sia mai che oggi si scopra che erano pure artisti...
Iniziamo questo percorso di dolore dalla mostra su Tullio Crali, futurista della terza generazione (che quindi, per la critica di cui sopra, non dovrebbe neppure esistere...), quella che sullo scorcio degli anni Venti-Trenta, diede una decisa ringiovanita al movimento futurista, introducendovi l’Aeropittura. Se i primi futuristi furono legati alla velocità «terrestre», quella di una bicicletta o motocicletta o automobile, questi giovani futuristi, invece, guardarono al cielo, per acquisire un nuovo punto di vista: quello dall’alto.
Bene, di questo gruppo di aeropittori Crali (nato a Igalo, in Dalmazia) fu, assieme ai veronesi Ambrosi e Di Bosso, certamente tra le punte di diamante. E per entrare intimamente nel «senso del volo», fu spesso ospite in carlinga, sperimentando su se stesso gli effetti fisico-ottici di una picchiata, di una cabrata, di una scivolata d’ala, di un giro della morte. Tutto questo egli, forte di una tecnica pittorica superlativa, stese sulle proprie tele, che oggi rimangono come pietre miliari nella storia dell’aeropittura. Poi, morto Marinetti e finita la guerra, Crali rimase sempre fedele agli ideali futuristi, andando a infoltire, pure lui, la schiera dei nostalgici, dei «fuori epoca», perché veniva da sé che dopo Burri e Fontana, non aveva più nessun fondamento teorico continuare a dipingere come negli anni Trenta.
Di questo grande personaggio però, poco si vede nella mostra che è stata allestita in un rifugio anti-aereo dell’Eur, a Roma. Allestimento per certi versi suggestivo che ricostruisce l’interno di una cabina di pilotaggio, quanto non rappresentativo della vicenda dell’artista, del quale si espongono quattro-cinque opere d’anteguerra e poi una lunga sequenza di opere parigine, poco futuriste, e di rifacimenti tardi.


Che poi tutto questo si possa spacciare, nei comunicati stampa, come la prima importante mostra monografica su Tullio Crali, è giustificato solo dal non aver avuto sentore della prima vera antologica tenuta a Trieste nel 1976, seguita dall’imponente rassegna al Mart di Rovereto del 1994 e infine dell’ottima mostra del Museo Revoltella, ancora a Trieste, di pochi anni fa.
LA MOSTRA
«Tullio Crali. Utopia volo modernità». Roma Eur, piazzale Adenauer 8. Fino all’8 giugno.

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