Inciuci che passione Dal dolce Camerun all’amaro scandinavo

RomaAlle volte sono biscotti, altre ciambelle senza buco, altre ancora il pasticciere nemmeno accende il forno. Un po’ per caso, un po’ per dna sparagnino, un po’ per regolamenti cervellotici, la nazionale italiana si è trovata spesso nelle condizioni in cui siamo oggi a Polonia-Ucraina 2012, a dipendere cioè dalle vicende altrui per andare avanti in un torneo. Tra pastette e improvvisi scatti d’orgoglio, le sliding doors talora ci hanno premiato, talora ci hanno chiuso fuori. Ma la trama è stata quasi sempre avvincente.
Partiamo dai mondiali Cile 1962. L’Italia dopo due partite può sperare solo nella vittoria del Cile contro la Germania, ma i padroni di casa, con cui abbiamo ingaggiato pochi giorni prima una rissa da saloon, non vedono l’ora di farci un altro dispetto e si fanno battere, eliminandoci malgrado il nostro tardivo risveglio con la Svizzera (3-0). A Monaco, nel 1974, saremmo noi a poter cuocere un frollino con la Polonia: un pari qualificherebbe tutte e due le nazionali, ma Lato&Co, probabilmente ingolositi da un premio stanziato dagli argentini (così ammetterà Mario Kempes) ci battono 2-1, lasciando spazio ai sudamericani, che nel frattempo fanno 4-1 con Haiti e ci superano nella differenza reti. Spagna 1982 è gloria assoluta, iniziata però nell’anonimato di un girone-tonnara in cui nelle prime due giornate tutti pareggiano con tutti. Alla fine passiamo con un 1-1 con il Camerun. Si favoleggerà a lungo sull’arrendevolezza degli africani.
Passano gli anni. Nel mondiale Usa 1994 altro puzzle: nel gruppo E Messico, Italia, Eire e Norvegia hanno tutti 3 punti dopo due partite. L’Italia con il Messico passa in vantaggio con Massaro, subisce il pari di Bernal e conduce in porto terrorizzata il pari visto che nell’altra sfida Eire e Norvegia si suicidano pareggiando 0-0. Passiamo come ultimi tra le migliori terze. Nell’Europeo ’96 in Inghilterra la Germania potrebbe aiutarci facendosi battere con un solo gol di scarto (passeremmo entrambi), ma ci concede solo un rigore fallito da Zola. Così passano i cechi, con un romanzesco 3-3 con la Russia.
Siamo agli anni più recenti: nel 2002 un altro mezzo biscotto con il Messico, che sicuro del primo posto si fa raggiungere a pochi minuti dalla fine sull’1-1 da un gol di testa (!) di Del Piero. Andiamo avanti, visto che nel frattempo la Croazia (sì, loro) riesce nell’impresa di farsi battere dagli eliminati ecuadoriani. L’Europeo 2004 è il biscotto più indigesto e con gli stessi ingredienti di oggi: Italia fuori senza sconfitte a causa dell’insipienza propria e dell’amicizia scandinava tra Svezia e Danimarca che fanno 2-2. Il suggello, per la cronaca, arriva all’89’ con lo svedese Jonsson. Se quell’episodio ci turba, l’Europeo 2008 dovrebbe invece indurci a maggiore ottimismo.

Nel gruppo C la classifica prima dell’ultimo turno è Olanda 6, Romania 2, Francia e Italia 1, ma gli orange pieni di riserve (anche se si chiamano Robben, van Persie e Huntelaar) vincono 2-0 e sdoganano l’Italia, che si sbarazza 2-0 della Francia.

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