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Incognito, l’intramontabile funky-soul che trascina il pubblico in pista

Quando arrivano al Blue Note - e lo fanno almeno una volta all’anno - stravolgono l’atmosfera rarefatta e tranquilla del club. Suono colorito che taglia il soul con il funky e la sico con i toni multietnici. E il pubblico, variegato e di tutte le età, scatta in piedi e si scatena nel ballo. Finisce sempre così ai concerti degli Incognito, che stasera chiudono la loro breve visita milanese nel club di via Borsieri. Festeggiati i venticinque anni di attività con la doppia antologia Let the Music Play, la band guidata da Bluey, nata negli anni Ottanta sull’onda del movimento Brit Funk, presto scomparsi per poi tornare, dieci anni dopo, con la forza e le idee del nuovoJazz e Funk che ruota attorno all’etichetta Talkin’ Loud di Gilles Peterson. Impossibile resistere al loro suono trascinante, lo dimostrano dischi come Adventures In Black Sunshine e successi come Parisienne Girl, Crazy For You, Listen to the Music dei Doobie Brothers, Let the Music Play. «Il funky non muore mai - ama ripetere Bluey, nativo di Trinidad ma inglese d’adozione - è il ritmo trascinante della buona musica. È presa di coscienza e allo stesso tempo divertimento: quello che noi chiamiamo groove».

Quello che li spinge ad estenuanti esibizioni sui palchi di tutto il mondo. «Sulla Terra siamo di passaggio, l’unica cosa che rimane è il frutto del nostro lavoro. Spero che la nostra musica lasci un messaggio positivo, perché è attuale come una vecchia Citroen: non ha età e non si ferma mai».

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