
Negli anni '60 Paolo Villaggio era solo un impiegato alle dipendenze di una delle più importanti industrie impiantistiche italiane, la Cosider: «Ero addetto all'organizzazione di eventi aziendali tra i quali lo scambio di doni natalizi tra dirigenti e la premiazione dei dipendenti meritevoli».
Ed è proprio da questa esperienza lavorativa che - narra la leggenda - Villaggio ha tratto ispirazione per creare l'ormai mitico personaggio del ragionier Ugo Fantozzi. Ma la capacità visionaria dell'icona-Fantozzi ha precorso i tempi su mille fronti. Compreso quello riguardante il concetto di «ufficio globale» (con tanto di «megadirettore galattico») in cui il dipendente era parte di un ingranaggio ben più ampio destinato a travolgerlo nel fisico e nella psiche.
«Il rag. Ugo ha un surrogato di “vita sociale” che si sovrappone in modo pedissequo al proprio universo lavorativo - spiega Paolo Villaggio -. Le sue attività, che dovrebbero essere “extra-ufficio”, in realtà sono organizzate e pianificate dal collega rag. Filini che lo inserisce in gite e tornei sportivi, tutti rigorosamente sotto l'egida dell'azienda».
La «coppa Kobram» di ciclismo (ideata dal visconte Cobram per i suoi impiegati-schiavi) esemplifica al meglio questo meccanismo. «Ma anche i potenziali di tradimento coniugale - aggiunge Villaggio - sono consumati da Fantozzi all'interno del microcosmo dell'ufficio, la signorina Silvani è infatti una collega, così come è formato da colleghi l'intero universo sociale del ragionier Ugo».
Ma questo per Fantozzi è un bene o un male? «Forse è un bene, nel senso che Fantozzi, al di fuori del suo ufficio, è ancor meno del nulla che rappresenta in azienda».
Non a caso nel film «Fantozzi va in pensione», la moglie - signora Pina - è costretta a pagare una persona che finga di assumere il marito ormai in depressione totale a causa del subentrato stato di quiescenza lavorativa. Amara la conclusione di Villaggio: «Se questo dovesse capitare anche a me, preferirei morire».
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