Indennità Per gli amministratori arrivano anche stipendi più leggeri

Ma quale casta. Con la nuova manovra i consiglieri comunali rischiano di portare a casa poco meno di mille euro al mese. Nei Comuni con più di un milione di abitanti (compresa Milano quindi) la Finanziaria prevede che oltre al taglio del 10 per cento, l’indennità massima degli eletti non possa superare un’ottavo dello stipendio del sindaco (oggi è un quarto). Stesso trattamento per i consiglieri provinciali. Il deputato Pdl Marco Marsilio alza le barricate e sostiene che per chi amministra «città come Milano, Roma o Napoli significa dover garantire un’attività a tempo pieno per meno di mille euro al mese. Sento il dovere di dire avendo vissuto in prima persona questa esperienza che chi serve la comunità nei consigli comunali e provinciali non ha nulla da invidiare, quanto alla fatica, all’attività parlamentare nazionale o regionale, con la differenza che il trattamento economico in questi casi è apprezzabile».
Fabrizio De Pasquale, che siede nei banchi del Pdl a Palazzo Marino, ammette che se deve valere il criterio della riduzione dei costi della politica, «è giusto che tutti gli eletti e quindi anche i consiglieri comunali partecipino». Se le riduzioni saranno così pesanti «probabilmente la maggior parte si troverà nella necessità di affiancare alla politica anche altre attività per campare, ma l’effetto positivo sarà di allontanare chi si avvicina a questo mondo pensando di potersi arricchire facilmente». Piuttosto, sottolinea «l’esistenza di troppe sperequazioni tra chi ad esempio è eletto in Regione e guadagna poco meno di un parlamentare e i consiglieri comunali che già oggi hanno uno stipendio decisamente inferiore».

E nelle posizioni di sottogoverno «ci sono discrepanze che non hanno senso, tra l’indennità del presidente del parco Nord e quello del parco delle Groane ad esempio c’è un abisso. Bisogna intervenire anche in questi casi».

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