Indesit, ok all’accordo: chiudono due fabbriche protetti i 510 lavoratori

É definitivo l’accordo tra governo, Indesit e sindacati per gli stabilimenti di Bergamo e Treviso destinati alla chiusura. Sarà salvaguardato il posto di lavoro dei 510 addetti dei due siti e l’azienda effettuerà investimenti per un totale di 120 milioni di euro in tre anni. Non ci saranno licenziamenti, verranno utilizzati ammortizzatori sociali per cinque anni e per oltre 300 dei 510 addetti, sono già pronte nuove offerte di assunzione. L’intesa è stata siglata ieri sera al ministero dello Sviluppo economico.
Il «piano Italia», presentato dall’azienda il 9 giugno, prevede l’accorpamento nei poli di Caserta e Fabriano (nell’aprile 2011) delle produzioni di lavabiancheria a carica dall’alto e prodotti speciali di cottura, oggi a Brembate (Bergamo) e Refrontolo (Treviso). Gli investimenti in Italia per 120 milioni saranno destinati all’innovazione di prodotto e di processo, diretti soprattutto a focalizzare la missione degli stabilimenti italiani del gruppo su produzioni ad alto contenuto tecnologico. Il piano ribadisce la centralità dell’Italia sul fronte della ricerca, dell’innovazione, e dello sviluppo di prodotto.
«Siamo soddisfatti che gli sforzi congiunti di azienda, sindacato e istituzioni abbiano permesso di individuare una soluzione condivisa e innovativa», ha dichiarato l’amministratore delegato di Indesit company, Marco Milani.
Per la tutela dei lavoratori coinvolti, le parti hanno concordato di dare seguito al percorso che ha già prodotto manifestazioni di interesse formali per il ricollocamento di buona parte dei lavoratori interessati, con assunzioni incentivate da parte di aziende terze interessate o legate a progetti di reindustrializzazione dei siti. A tal fine, è prevista l’istituzione di appositi comitati tecnici a livello regionale compartecipati azienda-sindacato-istituzioni che dovranno essere operativi per tutto il periodo coperto dagli ammortizzatori sociali.


L’azienda garantisce inoltre un incentivo per coloro che sceglieranno l’esodo volontario e si impegna, al termine del periodo di attivazione degli ammortizzatori sociali, a offrire soluzioni alternative per tutti i lavoratori che non avranno ricevuto un’offerta di lavoro.

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