Vorrei dire due ultime cose su Montanelli, una rimossa e l'altra sottaciuta nelle rievocazioni del suo decennale in tv e a mezzo stampa. Scusate se ci torno ma lo chiedono molti lettori; e tornare al Padre Fondatore del Giornale forse non nuoce. Son due cose in una. Montanelli non è mai stato il capofila del dissenso e nemmeno della destra italiana, sia della destra classica sia di quella critica. Montanelli fu, semplicemente e grandiosamente, un Giornalista. O se preferite uno Scrittore di giornalismo, il Principe del giornalismo.
Ma un giornalista. La battuta o lo stile per lui valevano più di un'idea o della sua coerenza. Non fu un intellettuale, non un colto pensatore e nemmeno un esponente della destra. Politicamente ondeggiò tra la Dc, i liberali, i craxiani e i repubblicani di La Malfa e Spadolini. Non si riconobbe mai in alcuna destra che si definisse tale, anche prima di Berlusconi. Montanelli fu un montanelliano e basta. Uno scettico solitario.
L'unica fede politica che ebbe, parole sue, l'abbandonò prima che rovinasse: fu fascista, fervente mussoliniano, un po' anarchico. Errore di gioventù? Potrebbe dirsi lo stesso per il suo finale destrismo antidestra: errore di vecchiaia.
Se si può giudicare un uomo solo da un periodo estremo della sua vita, allora i suoi ultimi sette- otto anni di antiberlusconismo equivalgono ai suoi primi setteotto anni di filofascismo (e anche più). Dopo il fascismo diventò nobilmente cinico e così rimase. Anche in politica fu come nella vita: Indro deriva da ipocondriaco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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