«Un inferno ogni notte, ora finisce un incubo»

Soddisfatti gli abitanti del quartiere «in» «La sera c’era davvero da avere paura»

Marta Bravi

«Bene, era ora». Questa la reazione dei gestori e residenti di Corso Como alla notizia dell’arresto di 12 spacciatori avvenuta nella notte tra venerdì e sabato. Una via dalla doppia faccia: di giorno stranieri e gente «chic» che sorseggia aperitivi in giacca e cravatta, di notte spaccio a cielo aperto, risse, prostituzione nascosta nei locali, furti e aggressioni. Con strascichi che si vedono, e si sentono, anche la mattina dopo. «Era un inferno ogni notte - dicono da 10 Corso Como - c’era da avere paura, la zona era diventata impraticabile».
«I locali qui rimangono aperti fino a notte fonda, non c’è nessun tipo di controllo - dice la proprietaria del bar tabacchi - Princi, in piazza XXV aprile, rimane aperto tutta la notte e c’è sempre gente lì davanti. Negli ultimi mesi la situazione è così degenerata che ho deciso di aprire alle 7 alla mattina, invece che alle 6, per evitare la gente che esce dalle discoteche». «Spesso pretendono caffè e sigarette senza pagare perché hanno speso tutto nella notte» incalza la collega. «Lo spaccio avviene a cielo aperto, si figuri che una sera verso le nove hanno fermato anche me per offrirmi la droga, a me, ma mi vede?» continua la proprietaria.
E la signora non è certo l’unica. «Abito in via Bonnet, la parallela - dice una ragazza - pago un affitto esorbitante perché siamo in una delle zone più «in» della città e la sera ho paura a tornare a casa. Una notte mi hanno fermato in sette per offrirmi la coca e ho dovuto alzare la voce per mandarli via». «Qui si poteva trovare di tutto - racconta il gestore di un bar a metà della via - c’erano gli africani che vendevano le birre per pochi euro, poi trovavi gli spacciatori e anche le russe, prostituite con cui si potevano combinare appuntamenti in pochi minuti». Anche il fruttivendolo di piazza XXV aprile è sollevato: «Alla mattina presto si trova di tutto, birre, vetri, borsellini e borse vuote, escrementi. Sono gli africani, un centinaio circa, che stanno appostati davanti a Princi».

«Basta che non si veda la polizia per due giorni e torna tutto come prima - commenta amareggiato il proprietario del bar tabacchi di viale Pasubio - cioè spacciatori che si avvicino al finestrino della macchina appena ti fermi, risse, minacce, paura per tutti».

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