Nessuna sorpresa. Il Consiglio superiore della magistratura sembra orientato a punire e quindi a trasferire i magistrati Clementina Forleo e Luigi De Magistris, questo in virtù di loro comportamenti discutibili e infatti sin troppo discussi; nel caso della Forleo si parla addirittura di degradarla dalle funzioni di giudice. Se dicessimo che non ce l’aspettavamo diremmo una bugia, se dicessimo che ci dispiace ne diremmo un’altra: il che non toglie che le decisioni del Csm, sempre se confermate, lascino un retrogusto agrodolce e si prestino comunque a un paio di considerazioni.
La prima: chi scrive non conosce praticamente nessuno, addetto ai lavori o meno, che non consideri i magistrati Forleo e De Magistris come personaggi a dir poco sopra le righe. Il che non significa essere umorali e chiassosi, un po’ ciclotimici, eccentrici, simpatizzanti di bislacche teorie di politica internazionale: neppure nel caso che in passato ci si sia occupati, come la Forleo, di terrorismo e dintorni. Essere sopra le righe significa non saper calibrare la propria estroversione quando le cose si fanno più serie, quando devi redigere atti ufficiali che passeranno dal Parlamento, quando i mass media bussano alla tua porta. Ormai ci siamo abituati a tutto: ma che un magistrato vada ad Annozero, mentre il Csm sta occupandosi di lui, non costituisce stranezza o sfrontatezza: è semplicemente pazzesco. Se poi vai addirittura al Parlamento europeo a fare comizi con Beppe Grillo, come De Magistris, qualsiasi cosa tu sia, non è più un magistrato. A meno di scrivere, come non mancheranno di fare i soliti cancellieri, che tutti facciano parte di una cospirazione. Tutti: il Capo dello Stato che ha invitato i due magistrati esplicitamente al silenzio, il vicepresidente del Csm che l’ha fatto per due volte richiamandoli al codice deontologico, ex magistrati come Luciano Violante, nondimeno l’Associazione magistrati più qualche corrente togata. Tutti. Clementina Forleo ha fatto dichiarazioni pesantissime a danno di alcuni suoi colleghi e ha parlato di indebite pressioni «in ambiti istituzionali». Luigi De Magistris ha parlato di «strategia della tensione» e «massoneria» e «poteri occulti coadiuvati da pezzi della magistratura» nonché di «settori deviati di apparati dello Stato». In prima serata, oltretutto. E il Csm, giacché esiste, ha fatto un paio di verifiche.
Una seconda considerazione però è questa: l’atteggiamento responsabile dell’opposizione, che ha condannato le sbandate dei due magistrati nonostante indagassero soprattutto su esponenti del governo, non scaccerà la diffusa impressione che il Csm e le istituzioni, dopo quindic’anni di deviazioni, si siano finalmente mossi ora che in ballo ci sono indagini sul centrosinistra. Sarà schematica, demagogica, puerile: ma scacciare quest’impressione sarà difficile lo stesso.
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