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Influenza A, Pregliasco: «No al panico, si guarisce»

Nel prossimo inverno gli influenzati saranno il triplo. Ma per Fabrizio Pregliasco, ricercatore del dipartimento di sanità pubblica dell'Università di Milano, non c'è ragione di preoccuparsi

Nel prossimo inverno gli influenzati saranno il triplo. Colpa di H1N1. Ma per Fabrizio Pregliasco, ricercatore del dipartimento di sanità pubblica dell'Università di Milano, non c'è ragione di preoccuparsi. Il nuovo virus porta nella maggioranza dei casi un malanno che è paragonabile a quello dell'influenza di stagione.

Andiamo con ordine, quante vaccinazioni saranno consigliate in autunno?
«Anzitutto è opportuno fare la trivalente, la stessa degli anni passati. In Italia finora non c'è stata una grande partecipazione. In media ogni anno ne sono state fatte 10 milioni di dosi, con una copertura del 60% negli anziani e del 15/20% nei bimbi e nei giovani adulti a rischio».

Poi sarà la volta del vaccino contro il nuovo virus, ma non sarà disponibile per tutti...
«Ci sono stati dei tempi da rispettare. La produzione è iniziata solo dopo la dichiarazione della pandemia e cioè dopo che il virus ha dimostrato la sua capacità di diffusione. La campagna di vaccinazione in Italia inizierà a novembre, secondo il piano di priorità stabilito dal governo».

Non era possibile produrre un unico vaccino?
«Il vaccino contro l'influenza tradizionale è trivalente, contiene cioè già tre ceppi diversi, aggiungerne un altro poteva ridurne l'efficacia protettiva. I primi dati sul propagarsi di H1N1 hanno portato le aziende ad accelerare la produzione del vaccino tradizionale per non farsi trovare impreparate nel caso di pandemia».

C'è stato e c'è troppo allarmismo?
«Si tratta di un'influenza come le altre: in tre o quattro giorni si risolve, se non ci sono complicanze.

È il numero dei soggetti coinvolti, tre volte tanto, che porterà inevitabilmente a maggior casi con effetti negativi e con complicanze».

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