Influenza A, pronto soccorso vuoti

Negli ospedali milanesi nessuna coda e corsie sgombre nonostante i timori e l’allarmismo diffuso I dati dimostrano che a far paura davvero e a uccidere è stato il virus che ha colpito l’anno scorso. Il tasso di mortalità previsto è di 0,3 decessi ogni mille casi. Per la stagionale circa il triplo

Enrico Silvestri

Come canterebbe Enzo Jannacci, «quelli che la influensa non ci risulta». Ovvero i milanesi che impermeabili alla psicosi, snobbano i pronto soccorso e se ne stanno tranquillamente a tossire a casa. «E hanno ragione. La “H1N1” è infatti molto meno pericolosa dell’influenza di stagione: della prima muoiono 0,3 pazienti su mille, della seconda 1 su mille» tranquillizza l’assessore regionale alla Salute Luciano Bresciani.
Ma, come detto, i milanesi non hanno atteso questa rassicurazione, tanto che i diversi ospedali cittadini hanno registrato un leggero aumento di richiesta ai pronto soccorso, ma non certo l’assalto disperato. Come spiega una graziosa addetta all’accettazione del San Giuseppe. «Mah, direi che nel corso della settimana avremo avuto un aumento del 10 per cento dei pazienti, non di più». Al Policlinico una signora di mezza età un po’ tarchiata si trincera dietro il vetro e la privacy invitando a chiedere lumi alla direzione sanitaria. Ci guardiamo attorno disperati. Infermieri e portantini fanno spallucce: ma chi l’ha vista mai questa ressa?
Al Fatebenefratelli una simpatica ragazza bionda risponde con un cenno della mano: «Guardi lei l’astanteria» in effetti dando un’occhiata in giro siamo colti da ansia da solitudine. «Be’, un po’ più di gente l’abbiamo vista, ovvio. Ma secondo me è più per colpa “vostra”» puntualizza facendo riferimento alla nostra sfortunata categoria. «In questa stagione è comunque normale un aumento di pazienti proprio per l’influenza. La paura della “suina” ha fatto leggermente salire la media. Molti chiedono informazioni, non fidandosi del proprio medico. Oppure pretendono il tampone, per capire il ceppo della malattia. Quanto agli altri pazienti, appena entrano chiedono subito la mascherina per proteggersi». Ultima puntata a Niguarda: anche qui respinti con perdite. Di assalti di folle febbricitanti nemmeno l’ombra: «Soliti pazienti» commenta serafico un portantino. Dunque sembra che i milanesi abbiano afferrato il messaggio che arriva dalle autorità amministrative e sanitarie, che continuano a escludere la fondatezza di ogni psicosi: «Nessun allarme» ripete anche l’assessore regionale alla Sanità Luciano Bresciani, che smentisce la mutazione dei virus: «Siamo in conferenza permanente con istituzioni internazionali che offrono la massima trasparenza di informazioni - assicura - e questa voce oggi si può negare nel modo più assoluto. La situazione è sotto perfetto controllo, non ci sono criticità, e le procedure vanno avanti secondo quanto previsto». «Si stanno diffondendo voci sempre più allarmistiche - ammette - sarà quindi bene che gli untori della paura si diano una calmata». Basta fare due calcoli per rendersi conto che la linea di Bresciani e del ministero è più che giustificata: l’influenza stagionale storicamente fa 8-10mila vittime ogni anno in Italia. In base al numero di abitanti - la stima non ha valore scientifico ma rende l’idea - in Lombardia si può parlare almeno di un migliaio di vittime «normali».

Ebbene oggi per l’H1N1 siamo a sette: «Ma solo un decesso, fino a prova contraria - precisa Bresciani - si può far dipendere dal virus H1N1, mentre le altre sono legate a concause, i pazienti avevano altre patologie». E i casi finora in Regione sono 400mila. «Questa patologia - dice Bresciani - è molto meno lesiva della stagionale. L’indice di mortalità previsto è dello 0,3-0,4 per mille, contro l’1 per mille della stagionale».

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