"Influenza A, a rischio 40% dei lavoratori Usa"

Secondo le proiezioni del Centro di controllo e prevenzione delle malattie (Cdc) americano senza una campagna di vaccinazione ci saranno seri rischi per la popolazione. Negli States già registrati un milione di ammalati e 300 morti. L'Oms: "Siamo ancora agli inizi della pandemia"

"Influenza A, a rischio 40% dei lavoratori Usa"

Atlanta - Secondo le proiezioni del Centro di controllo e prevenzione delle malattie (Cdc) americano la nuova influenza A/H1N1 rischia di contagiare il quaranta per cento della forza lavoro degli Stati Uniti e di provocare molte migliaia di vittime se non verrà attuata una seria campagna di vaccinazioni. Il rapporto del Cdc stima che gli ammalati potranno essere (data l’alta contagiosità del virus) oltre i doppio di quelli che si hanno normalmente in una ondata annuale d’influenza.

La «suina» ha già colpito gli Stati Uniti più pesantemente di ogni altro Paese, facendo 300 morti su circa un milione di ammalati, confermando l’insolita capacità di diffondersi anche in estate. Ma la vera «esplosione» della malattia è attesa per l’autunno, con i primi freddi, epoca nella quale si prevede siano pronti i primi vaccini. I test clinici su volontari sono in programma ad agosto, e in ottobre dovrebbero essere pronte negli Usa 160 milioni di dosi. Ieri, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso un rapporto secondo cui la nuova influenza ha quasi raggiunto il «100% del pianeta» ma è appena alle battute d’avvio, perché nei prossimi due anni potrebbe arrivare a contagiare fino a 2 miliardi di persone.

«Anche se arriviamo a centinaia di migliaia o qualche milione di casi, siamo ancora agli inizi della pandemia» ha dichiarato all’Associated Press Keiji Fukuda, vicedirettore generale dell’Oms, per cui è responsabile della lotta al virus A/H1N1. L’agenzia ha smesso di chiedere ai singoli governi di fare rapporto sui nuovi casi la settimana scorsa, ammettendo che lo sforzo era diventato insormontabile ora che l’epidemia ha raggiunto una simile entità. La diffusione del virus A sta per investire «il 100% del pianeta» ha detto oggi un portavoce dell’Oms, Gregory Hartl.

«La propagazione del virus - ha riferito - ha raggiunto ormai 160 su 193 stati membri dell’Oms, siamo quindi vicini al 100%, anche non l’abbiamo ancora raggiunto». Per quanto riguarda i decessi accertati, Hartl ha parlato di «circa 800 vittime». Il nuovo virus A/H1N1 era stato segnalato per la prima volta in Messico alla fine di marzo. L’Oms ha decretato lo stato di pandemia l’11 giugno scorso.

Soltanto nel Regno Unito, il ministero della Sanità ha annunciato 100mila nuovi casi nell’ultima settimana, pari a quasi il doppio di quella precedente. Le stime sono basate sul numero di persone che hanno consultato il medico per i sintomi della nuova influenza e su test limitati in laboratorio. Fukuda ha confermato che le autorità sanitarie e le multinazionali farmaceutiche stanno accelerando la produzione del vaccino e che i test di sicurezza sono ormai alle porte: l’obiettivo resta quello di entrare in azione per l’autunno, quando si prevede un picco dell’influenza nell’emisfero settentrionale. Ma, ha aggiunto il numero due dell’Oms, «una delle cose che non può essere compromessa è la sicurezza dei vaccini».

Se tutto andrà come previsto, i primi dovrebbero essere pronti in settembre e ottobre. Gli altri ci metteranno fino a dicembre o a gennaio per avere il via libera sul mercato. Chiunque sia coinvolto nelle attività di vaccini, dai produttori alle agenzie di controllo stanno valutando i passi da compiere per rendere il processo più rapido possibile.

Una delle questioni su cui gli scienziati e le autorità sanitarie non trovano un accordo è se le donne incinte dovrebbero essere fra le prime a essere vaccinate - dopo gli operatori sanitari, che rappresentano circa l’1-2 percento della popolazione mondiale e sono considerati indispensabili.

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