Influenza, il vero virus è l’allarmismo

Non sappiamo ancora quale virus ci ucciderà. È una lotteria che ormai va avanti da un po’ di anni, con questa idea della pandemia mondiale, dell’apocalisse bianca, quasi invisibile, che viaggia sulla testa degli umani e migra di starnuto in starnuto o con una stretta di mano. È la paura di questo secolo. È la mucca pazza. È il volo monco dei polli. È qualsiasi altra bestialità che arriva da terre lontane, e muta e si trasforma, contamina. È l’ossessione di qualche scherzo da laboratorio, di una metamorfosi innaturale che ti sbatte sulla faccia. Il risultato è questo allarme continuo, che crea scenari da Day after. Una volta, durante la guerra fredda, l’immagine della fine del mondo era la bomba atomica. Ora no, ora è questo nemico impalpabile, rarefatto, che viaggia nell’aria e nel corpo, e sa di ospedali e di lande disabitate, come in quel film con Brad Pitt e Bruce Willis. Come si chiamava? L’esercito delle 12 scimmie. O come nella saga da videogame di Resident Evil, con quel virus che trasforma gli umani in zombie, in mostri mutati e mutanti. Ecco, se leggi i giornali ti senti più o meno così: in attesa della grande peste.
Notizie. Inquietanti. Negli aeroporti inglesi il check in diventa check up, basta un sospetto, una fronte sudata, un abbozzo di allergia, uno starnuto, un pallore, un colpo di tosse, magari anche una sciarpa e qualche medicina di troppo per restare a terra. British Airways e Virgin Atlantic fanno sapere che i «malati» non saliranno a bordo. Sembra quasi una pubblicità: noi viaggiamo solo con viaggiatori di sana e robusta costituzione. Una follia. Qui si rischia la caccia al lebbroso. Gente che in autobus e in metropolitana scruta il vicino di posto, con occhio clinico, pronto a usare ogni inganno per fargli dire trentatré. Tutti dottori. Tutti sospetti. Tutti con la mascherina in faccia, tanto che in Giappone e in America c’è chi si adegua, con ragazzine che si inventano un look da contagio. Mascherate sì, ma con grazie e fantasia. Mascherine con i baffi da gatto, mascherine da catwoman, colorate, strasognate, seducenti, strafottenti, perché come insegna messer Boccaccio con la peste la gioventù si sballa. Tutti in convento, a sognare un altro Decamerone e con le Crocs ai piedi, per mettere in scena il gioco dell’infermiera e del dottore. Questo è il clima: stiamo sprofondando in un mondo asettico e un po’ ipocondriaco.
L’ultimo allarme è colpa di questa influenza e di un virus che nessuno sa bene come chiamare. H1N1 suona troppo difficile, febbre suina è anti economico, la «messicana» politicamente scorretto, «influenza A» sa di vitamina, «nuova influenza» sembra l’aggiornamento del software precedente. Ma soprattutto nessuno ha capito davvero quanto faccia male. I contagiati si sono beccati la febbre. Sono stati male, ma sono risorti in fretta, un paio di giorni, una settimana. Il dottor Francesco Le Foche, responsabile del day hospital di infettivologia della Sapienza di Roma, parla di sindrome influenzale mite. E dice di non esagerare. «È eccessivo tutto questo allarmismo. È un’influenza blanda rispetto a quelle normali che arrivano ogni autunno-inverno, passa in due o tre giorni. È un virus ad alta diffusione, ma l’impatto clinico è ridotto ai minimi termini». Eccolo il nemico. È mite, abbastanza debole, ma contagia in fretta. Il rebus è tutto qui. Se si irrobustisce può fare danni. Attenti, quindi. Ma per ora resta un’influenzola un po’ rachitica.
Attenti anche a gridare «al lupo al lupo». Il rischio è che nessuno ci creda. Si aspetta l’autunno, come una maledizione. Il virus arriverà, il virus ci schianterà, il virus ci mangerà e strapazzerà i nostri bambini. È sicuro? No. Anzi. È possibile, ma neppure probabile. Qualche volta le parole pesano. Ferruccio Fazio, sottosegretario alla Sanità, sostiene di non aver mai detto di voler rinviare l’apertura delle scuole. Ha smentito lui, ha strasmentito la Gelmini, ha ribadito il governo, ha giurato Brunetta che è solo rumore. «Tranquilli, tranquilli, tranquilli - ha scandito il ministro della Pubblica amministrazione - queste attenzioni servono a mettere in moto un meccanismo di controlli, prevenzione, vaccini. Non c’è alcun pericolo». Tranquilli. Solo che tutti hanno gridato all’apocalisse. E non aspettavano altro. La peste bianca è uno spettro che ci sussurra intorno. È la nostra grande paura, basta un sussulto per evocarla.

E le parole di Fazio battute e ribattute dalle agenzie erano qualcosa di più di un mormorio. Chiudere le scuole per un’influenza. Il rullo di tamburi è partito e l’eco delle smentite arriva sempre troppo tardi. Quale virus ci ucciderà?

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