Ingroia, un altro pm per l’Idv: il governo distrugge l’Italia

Il partito delle manette col giornale delle procure, un matrimonio perfetto, celebrato a Napoli, capitale del malaffare che talvolta sfiora pericolosamente anche l’Idv di Tonino. Al Sud il partito di Di Pietro è in mano a Luigi De Magistris, campione di preferenze alle Europee. L’ex pm, ora parlamentare europeo e leader ombra dell’Idv, è diventato la stella polare del vasto pianeta dei delusi dall’Idv vecchia maniera di Antonio Di Pietro. De Magistris organizza il «rinnovamento» (non indolore) del partito attraverso Facebook, la Rete, ma anche girando l’Italia per convegni con i grillini, la sinistra girotondina e «micromeghiana» e i magistrati, molti magistrati, e non scelti a caso. Ieri, a Napoli, nella tavola rotonda organizzata da lui sul tema «Questione morale e istituzioni, etica e poteri: quale Italia in Europa?», tra i relatori c’era anche Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo noto per le indagini sui rapporti mafia-politica, in particolare su Berlusconi e Dell’Utri, dunque non l’ultima delle toghe e nemmeno la più neutra sulle questioni politiche care all’Idv. Insieme a loro due, un pm con passioni politiche e un ex pm passato alla politica attiva, il direttore del Fatto Quotidiano Antonio Padellaro (Peter Gomez, cronista giudiziario del Fatto e coautore di numerosi libri con Travaglio, invece non c’era perché malato).
Si ricorderà che il flirt tra il pm palermitano e il foglio di area giustizialista guidato dalla coppia Padellaro-Travaglio non è cosa nuova. Ingroia aveva già partecipato insieme a Roberto Scarpinato ad un forum del Fatto, prima ancora che il giornale uscisse in edicola. Un feeling naturale, niente da eccepire, la vocazione partigiana di qualche toga illustre non è certo un mistero. Se c’era ancora qualche dubbio Ingroia ha fatto il possibile per fugarlo, schierandosi nettamente su posizioni ultradipietriste su giustizia e governo. «Siamo alla soluzione finale, alla demolizione sistematica non soltanto dello Stato di diritto, ma dello Stato, punto» ha tuonato ieri il magistrato palermitano. «Non è più il tempo della neutralità – ha spiegato davanti al pubblico di fan di De Magistris –, non si può fare la lotta alla mafia soltanto con le forze della magistratura, bisogna dare maggiore spazio alla società civile», parolina magica per l’elettorato dell’ex magistrato europarlamentare Idv. Ingroia poi ha attaccato duramente la legge contro l’uso delle intercettazioni, che secondo il magistrato servirebbe solo «a dare l’impunità ai politici», altro slogan caro a Di Pietro e ai dipietristi.
Un altro pm alla corte di Tonino? Per ora trattasi solo di affinità elettiva, ma niente si può escludere, vista la campagna acquisti nell’ultimo anno dell’Idv. Adesso si rincorrono le voci di un’imminente candidatura di Clementina Forleo, già gip di Milano, per l’Idv in Puglia. Sarebbe un bel colpo, alle Europee Tonino si è dovuto accontentare dell’avvocato della Forleo, candidato per Strasburgo ma senza successo. Su Ingroia nessun rumor, per ora, solo comunione di intenti (e di nemici). Il procuratore aggiunto siciliano tra l’altro, come ha rivelato ieri Libero, è fresco di esternazioni anti-governo. Ad un convegno di Magistratura democratica a Roma Ingroia ha indicato chiaramente gli obiettivi da abbattere, senza farne direttamente il nome: e cioè chi ha «abbattuto i pilastri dello Stato, assediato e occupato dagli interessi privati». Tanto che, secondo il magistrato, sarebbe venuto il momento di «rovesciare il corso degli eventi».
Ma Ingroia va assegnato alla quota De Magistris o a quella Di Pietro, dell’Idv? Impossibile dirlo. Anche perché il leader Idv continua a negare qualsiasi fronda o spaccatura interna dovuta all’astro dell’altro ex pm nel partito.

«Io e Luigi facciamo tutto insieme, non possiamo anche andare a letto insieme per convincere che siamo una sola famiglia». Su una cosa non c’è dubbio: il giustizialismo anti Cavaliere e l’asse con la magistratura li unisce. Ma è molto di più quello che li divide. Una buona parte dei vecchi colonnelli dipietristi, per esempio.

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