Giornata mondiale del diabete: a che punto siamo con la ricerca

Gli studi rappresentano una speranza importante per i pazienti affetti da quella che è considerata a tutti gli effetti una delle malattie croniche più diffuse al mondo

Giornata mondiale del diabete: a che punto siamo con la ricerca

Il 14 novembre si celebra la Giornata mondiale del diabete, un evento globale di informazione e di sensibilizzazione nei confronti di una delle malattie croniche più diffuse. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, colpisce 346 milioni di persone, in particolar modo adulti di età compresa fra i 35 e i 40 anni.

Il diabete

Il diabete è una patologia metabolica caratterizzata da un eccesso di zuccheri nel sangue (iperglicemia). Spesso, però, si usa il termine in maniera generica ignorando che esistono due tipologie del disturbo. Abbiamo, infatti, il diabete di tipo 1 e quello di tipo 2. Entrambi, pur condividendo la stessa sintomatologia, riconoscono cause differenti.

I sintomi

Il tempo di esordio dei sintomi è meno rapido nella seconda tipologia. L'iperglicemia, sebbene ogni paziente abbia una storia a sé, nella maggior parte dei casi si manifesta con:

  • Poliuria (produzione di grandi quantità di urina)
  • Polifagia (aumento della sensazione di fame)
  • Polidipsia (sete eccessiva)
  • Tendenza a sviluppare infezioni
  • Lenta guarigione delle ferite
  • Visione offuscata
  • Cefalea
  • Astenia.

Tipo 1

Si tratta di una malattia autoimmune che insorge soprattutto durante l'infanzia e l'adolescenza. È provocata da anticorpi specifici che, attaccando le cellule Beta pancreatiche deputate alla produzione di insulina, generano una progressiva carenza di quest'ultima.

La riduzione o la totale mancanza di insulina, che ricordiamo è un ormone fondamentale per la regolazione del glucosio, non consente al corpo di utilizzare gli zuccheri introdotti con l'alimentazione. Essi vengono così eliminati attraverso l'urina.

A causa di questa condizione l'organismo deve produrre energia in altri modi. Nello specifico metabolizza i grassi, con conseguente rilascio di corpi chetonici. Il loro accumulo, se non gestito celermente, può dar vita a complicanze pericolose, come il coma e la morte.

Cause

Le cause del diabete di tipo 1 non sono note con esattezza, tuttavia sono stati individuati fattori di rischio che contribuiscono alla sua comparsa. Tra questi figurano i fattori genetici, infatti la malattia coinvolge più di 50 geni che possono essere trasmessi dai genitori ai figli.

Non devono poi essere sottovalutati i fattori ambientali. Da tempo è stato notato che in determinate aree europee abitate da popolazioni caucasiche, vi è una possibilità di insorgenza del disturbo di circa dieci volte maggiore rispetto ad altre aree geografiche.

Attenzione all'influenza negativa di alcuni virus (ad esempio quelli appartenenti alla famiglia Coxsackie) che solleciterebbero il sistema immunitario, di una sostanza chimica (il pirinurone) e di un antibiotico chemioterapico impiegato nella cura del tumore al pancreas (la streptozotocina).

Tipo 1 e ricerca scientifica

Gli studi scientifici rappresentano una speranza importante per i pazienti. Nel paragrafo precedente abbiamo affermato che attualmente le cause precise della malattia non sono note.

Celiachia e diabete autoimmune

Da tempo si è focalizzata l'attenzione sulla possibile relazione fra diabete di tipo 1 e celiachia. Una ricerca condotta dall'Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (CNR-IBBC) è giunta alla conclusione che il glutine non è un fattore scatenante. Lo studio è stato pubblicato su Diabetes.

I microinfusori portatili

E per quanto riguarda gli approcci terapeutici? La dottoressa Olga Eugenia Disoteo, Coordinatrice Nazionale della Commissione AME, in un recente congresso, ha lodato i microinfusori portatili che, rispetto alla terapia insulinica tradizionale, offrono il vantaggio della personalizzazione terapeutica e possono evolvere, in futuro, in un ipotetico pancreas artificiale.

Il controllo impulsivo dei valori

Sempre nel campo delle ipotesi si muove l'uso del controllo impulsivo dei valori per regolare e ottimizzare i livelli di glucosio nel sangue. Tale metodo messo a punto da un gruppo di scienziati dellIstituto di analisi dei sistemi e informatica del Cnr e dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, potrebbe dare una svolta alla cura della patologi

Tipo 2

Il diabete di tipo 2 è la forma più diffusa (oltre il 90% delle diagnosi) e interessa soprattutto gli adulti. Due sono gli aspetti che lo caratterizzano: il deficit di secrezione di insulina e l'insulino-resistenza, ovvero quella minima quantità di insulina che viene prodotta ma che non agisce in maniera soddisfacente. Si viene così ad instaurare uno stato di iperglicemia.

Cause

Nella maggior parte dei casi questa tipologia è la conseguenza di abitudini alimentari e di stili di vita errati. Possono quindi essere considerati dei fattori di rischio importanti:

  • L'obesità
  • L'eccesso di colesterolo LDL
  • Un numero elevato di trigliceridi
  • La sedentarietà
  • L'età avanzata
  • L'iperglicemia gestazionale
  • La sindrome dell'ovaio policistico.

Tipo 2 e ricerca scientifica

Anche nel caso del diabete di tipo 2 la ricerca scientifica è di vitale importanza per tanti aspetti. Uno di questi consiste nella migliore comprensione del disturbo che sta alla base della futura possibile realizzazione di nuovi bersagli terapeutici.

La dopamina

A tal proposito i ricercatori del Tokyo Institute of Technology hanno scoperto che la dopamina, il cosiddetto ormone del benessere, regola la secrezione di insulina attraverso un complesso eteromerico di recettori. Si tratta per la precisione dei recettori dopaminergici D1 e D2 che agiscono in sincronia. Lo studio pubblicato su Diabetes necessita di ulteriori approfondimenti, ma non si esclude che possa essere il primo passo per la nascita di cure sempre più mirate e con meno effetti collaterali.

La tirzepatide

Sempre in riferimento agli approcci terapeutici è doveroso ricordare che la tirzepatide ha ottenuto buoni risultati sia nel trattamento del diabete che in quello dell'obesità. Più nello specifico la somministrazione del farmaco con iniezione sottocutanea a cadenza settimanale, ha comportato un calo ponderale del 22%. Il suo utilizzo è stato approvato per gli individui con indice di massa corporea superiore a 30.

La carne rossa e i cibi ultra-processati

L'adozione di una dieta sana resta la migliore forma di prevenzione dell'iperglicemia. La conferma giunge da due recenti analisi. Con uno studio pubblicato su Nature Metabolisme, gli scienziati della TH Chan School of Public Health hanno scoperto che una maggiore assunzione di ferro eme presente nella carne rossa e in altri prodotti animali è associata a un rischio più elevato di sviluppare il diabete di tipo 2.

Probabilità che aumenta anche con il consumo eccessivo di additivi, ovvero tutte quelle sostanze che vengono aggiunte negli alimenti per preservarne il sapore o migliorarne il gusto, l'aspetto e altre qualità sensoriali. Per la precisione, una ricerca pubblicata su The Lancet Diabetes & Endocrinology ha individuato ben sette emulsionanti pericolosi.

Tra gli alimenti ultra-lavorati a rischio vengono citati: il cioccolato, i biscotti, i gelati, i pasticcini, la frutta, i latticini, la maionese, gli sciroppi, gli oli commestibili, la verdura e i cereali ultra-processati.

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