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Parkinson: il test salivare potrà diagnosticare la malattia

Scoprire la malattia molti anni prima che si possa manifestare grazie a un test sulla saliva: ecco la potenziale svolta sul Parkinson e gli studi sull'alfa sinucleina

Parkinson, il test salivare potrà diagnosticare la malattia

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Da sempre rappresenta uno dei più grandi scogli della medicina: è la malattia di Parkinson che, sebbene gli sforzi scientifici abbiano portato alla scoperta dei meccanismi che la innescano, ancora oggi non esiste una cura definitiva ragion per cui la prevenzione diventa un'arma fondamentale. Si è orientato anche in questo senso il 53° Congresso della Società Italiana di Neurologia (Sin) che si conclude oggi a Napoli. Tra i temi più importanti la possibilità che il Parkinson venga scoperto alcuni anni prima che si manifesti grazie a un semplice test salivare.

Le potenzialità della saliva

"L'individuazione precoce è fondamentale ai fini della prognosi", ha affermato il presidente della Sin, Alfredo Berardelli. Se è vero che tutt'oggi la diagnosi della malattia di Parkinson si basa su criteri puramente clinici "la scoperta dell'alfa sinucleina, forma mutata della proteina sinucleina che diviene tossica rendendosi verosimilmente responsabile dei fenomeni di neurodegenerazione che caratterizzano la malattia, ha aperto la strada all'identificazione di questa proteina mutata in vari distretti quali la cute, il sangue, il liquido cefalorachiano e la saliva come possibile marcatore biologico", ha spiegato l'esperto.

Cos'è l'alfa sinucleina

Si tratta di una proteina che si trova nel nostro cervello e viene prodotta dai neuroni: quando si ammala, però, provoca numerosi meccanismi di disfunzione e degenerazione portando alla morte delle cellule nervose oltre a provocare disfunzione mitocondriale, alterazione della degradazione proteica e lo stress ossidativo. Ecco perché da anni gli studiosi cercando nuove cure prendendo di mira esattamente questo bersaglio. "La saliva offre grandi potenzialità per il futuro ed è dimostrato che le alterazioni dell'alfa-sinucleina salivare si correlano con lo stato clinico del paziente affetto dalla malattia", ha dichiarato Berardelli.

Le disfunzioni dell'alfa sinucleina potrebbero, quindi, essere evidenziate in fasi ancora silenti della malattia: sono già numerosi gli studi che hanno scoperto questa problematica molti anni prima dell'esordio del Parkinson. Passi in avanti sono stati fatti anche sulla sclerosi multipla con "un notevole miglioramento guidato dall'evoluzione di algoritmi terapeutici volti a ottimizzare e personalizzare la terapia". Mentre in passato si sono utilizzati farmaci a bassa efficacia, adesso si è passati "a un algoritmo di 'induzione' che utilizza farmaci a più alta efficacia e un profilo di minor sicurezza. Fra questi trattamenti figurano i farmaci monoclonali ad alta efficacia che sono sempre più utilizzati nelle prime fasi di malattia permettendo alla maggior parte dei pazienti trattati di rimanere clinicamente stabili con un ottimo profilo di sicurezza", ha concluso il prof. Berardelli.

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