Roma

«Inquinamento, fermare il traffico non serve»

(...) si danno per scontate cose che con l’inquinamento non possono esserlo».
Ad esempio?
«Una di queste è che il giorno in cui si blocca il traffico l’inquinamento diminuisce. Alcune volte è vero e altre no. Evidentemente ci deve essere un processo più complicato. Il fatto è che l’atmosfera è qualcosa in continuo cambiamento. Non c’è mai un giorno uguale all’altro».
E quindi?
«Quindi, o si cerca di individuare tutti i componenti, o si giunge a conclusioni superficiali e non corrette. Che però influenzano l’opinione pubblica, la stampa, le agenzie di controllo e anche la magistratura».
Mi sembra che lei non sia così d’accordo sui provvedimenti presi dal Comune...
«Il fatto è che quando uno propone dei provvedimenti deve esser sicuro che questi possano portare a un determinato risultato. Se uno potesse dire: fermando il traffico un tot di ore o di giorni le polveri sottili diminuiscono da x a y, ebbene potrebbe fare un programma».
Quindi tutto inutile?
«No. Negli anni precedenti provvedimenti strutturali nel lungo termine hanno indotto a un turnover notevole dei mezzi. Ora circolano veicoli meno inquinanti e questo ha avuto un effetto positivo sul monossido di carbonio e sul benzene. Ma non sul particolato, le cosiddette polveri sottili».
E questo perché?
«Perché mentre la genesi degli altri due inquinanti è da attribuire al traffico veicolare, per il particolato fine ci sono sorgenti diverse. La ricerca da noi condotta con l’Arpa e il dipartimento di chimica della Sapienza (e che, ci tengo a dirlo, è costata 180mila euro e non 600mila come scritto sui giornali) rivela che ci sono essenzialmente tre agenti del particolato: direttamente le automobili e le fonti di energia; sempre le auto ma indirettamente anche coi dischi dei freni o con le ruote; e cause naturali, tra cui le sabbie del Sahara, detriti vegetali, sale marino. Un quadro già complesso, reso ancora più imprevedibile dalle condizioni meteorologiche».
E quanto contribuiscono i singoli agenti?
«Ci siamo accorti che nelle stazioni cittadine la componente direttamente attribuibile al traffico varia tra il 20 e il 30 per cento, mentre più ci si allontana dalla città più questo dato diminuisce».
Ma anche la seconda voce è legata al traffico...
«Sì, ma in quel caso gli agenti inquinanti sono trasportati da sedi lontane. Tanto è vero che anche in una centralina lontana dal traffico, quella di Fontichiari ai margini del Parco naturale dell’Abruzzo, c’è una certa concentrazione di particolato. Che potremmo definire una sorta di “inquinamento di fondo”. Al quale certo, in città si somma anche quello dato dal traffico locale. La vuole una curiosità?».
Prego.
«La massima concentrazione in assoluto di polveri sottili in una città che non le dirò è stata di 650 mg/mc un giorno del 1994 in cui c’era il blocco totale del traffico».
E allora, che si può fare?
«Di certo le posso dire che i provvedimenti tampone presi dal Comune, oltre che di efficacia non dimostrata, sono anche non previsti dalla legge. Quando si supera il limite di un agente atmosferico una normativa europea impone che venga elaborato un piano di risanamento approvato dal ministero dell’Ambiente e da Bruxelles, sul quale poi vanno innestati gli eventuali provvedimenti. Un piano che ovviamente dovrebbe tener conto delle nostre informazioni.

Se poi uno vuole ignorarle se ne assuma la responsabilità».

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