«Insabbiò notizie sulla strage» Via il capo dell’esercito tedesco

Mentre l’amministrazione Obama fa pressing nel tentativo di convincere gli alleati a inviare altri diecimila soldati sul fronte asiatico, un terremoto politico e militare tocca la Germania. Il capo delle Forze armate tedesche Wolfgang Schneiderhan si è dimesso dopo le accuse secondo cui avrebbe impedito la diffusione di informazioni su un bombardamento aereo, a Kunduz, l’operazione più sanguinosa in cui siano rimaste coinvolte forze tedesche dalla Seconda guerra mondiale, con 69 talebani e 30 civili rimasti uccisi. E lo ha fatto alla vigilia del voto del Parlamento tedesco sul prolungamento della missione in Afghanistan. Intanto resta aperta la richiesta americana di nuove truppe dagli alleati. Le cancellerie europee fanno resistenza. Secondo il New York Times i membri della Nato e degli altri Paesi alleati starebbero temporeggiando e non sarebbero disponibili a spingersi oltre l’invio di 5mila militari. La Francia non ne vuole sapere di superare il numero di 3.750 soldati che ha già sul terreno. Londra ha promesso altre 500 unità, ma il governo di Brown si trova a fronteggiare un’opinione pubblica che spinge sempre più per il ritiro.

Cautela anche da parte del ministro degli Esteri Franco Frattini, seppure il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha espresso al presidente americano la sua disponibilità: «Non ci sono ancora numeri», ha detto il responsabile della diplomazia italiana spiegando che parlerà comunque dell’argomento con il segretario di Stato americano Hillary Clinton.

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