Quelli che soffrono della vertigine della lista.
Già da prima che partisse la nuova trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, e tanto più ora che è iniziata, l’Italia è in preda al furore dell’elenco, del catalogo, dell’inventario. Liste stese per il gusto stesso dell’enumerazione, per la cantabilità dell’elenco o, ancora, per il piacere vertiginoso di riunire tra loro elementi privi di rapporto specifico, come accade nelle enumerazioni caotiche. Stendere liste è un’arte. Anche quando la rappresentazione è severamente limitata dalla cornice del quadro, come insegna Umberto Eco.
Solo nella prima puntata di Vieni via con me - mentre il sito internet della trasmissione continua a raccoglierne decine e decine ogni giorno - sono stati una quindicina gli elenchi letti da Fazio e Saviano o dai loro ospiti: dalle definizioni illustri del popolo italiano ai diversi modi per indicare un omosessuale fino ai motivi per andarsene via dall’Italia, o per restarvi.
Quella della lista è una vertigine, ma pure un diritto - ci auguriamo bipartisan. Ecco perché ci permettiamo di stilarne una anche noi, di lista. La lista di tutti quelli che non sopportiamo più. Ad esempio.
Quelli che non riescono a fare a meno di essere risucchiati dal moralismo televisivo.
Quelli che continuano a ripetere di voler andarsene dall’Italia e poi continuano a rimanerci.
Quelli che, qualsiasi tempo faccia, fanno interviste senza fare le domande.
Quelli che da Berlusconi pretendono sempre risposte, anche se non si capisce bene quale sia la domanda.
Quelli che vogliono parlare a tutti gli italiani, ma finiscono per farlo solo a quegli italiani che sono anti-berlusconiani.
Quello che dentro, in fondo, sono berlusconiani, ma preferiscono dire che sono «anti», e comunque alla fine non gliene frega niente, né di Berlusconi né degli anti-berlusconiani.
Quelli che hanno scritto per anni sui giornali berlusconiani e adesso scrivono sui giornali anti-berlusconiani per dire «Che schifo quei giornalisti che scrivono pagati da Berlusconi».
Quelli che «destra», «sinistra», «centro» pari sono, ma i berlusconiani sono impresentabili a prescindere.
Quelli che quando per la pioggia crolla una casa a Pompei chiedono le dimissioni di Bondi, ma quando nel 2001 per un’infiltrazione crollò un pezzo delle Mura Aureliane si dimenticarono di chiedere quelle della Melandri.
Quelli che «loro» sono sempre ecumenici e imparziali, mentre «gli altri», chissà come mai, sono sempre faziosi e di parte.
Quelli che si indignano perché la stampa «di destra» delegittima gli avversari «di sinistra». E intanto, dando del killer e del bastonatore e dell’infangatore a tutti i giornalisti della stampa «di destra», indiscriminatamente non si accorgono di delegittimare qualche centinaio di giornalisti che con la macchina del fango non c’entrano nulla, pur non essendo «di sinistra».
Quelli che «la macchina del fango» è solo quella che lo getta da destra verso sinistra, mentre quella che lo getta da sinistra verso destra produce un vero giornalismo imparziale e indipendente.
Quelli che credono davvero al giornalismo imparziale e indipendente.
Quelli che sostengono che «destra» e «sinistra» non significano più nulla, che sono solo scatole vuote dove chiunque ci mette dentro quello che gli conviene in quel momento. E però gli stronzi sono sempre a destra, mentre gli intelligenti sempre a sinistra.
Quelli che continuano a dire che in Italia la democrazia è in pericolo. E poi fanno sempre il cazzo che gli pare, dove gli pare, come gli pare, quando gli pare.
Quelli che pubblicano per la maggior casa editrice del Paese, scrivono sul quotidiano più diffuso del Paese, presenziano a tutti i festival letterari del Paese, fanno una trasmissione in prima serata che fa più audience di tutte le trasmissioni in onda sulle tv di tutto il Paese, e però secondo loro in questo Paese forse la vera censura come in Birmania non c’è, però insomma...
Quelli che io ce li vedrei un mesetto - non tanto: giusto un mesetto - in Birmania.
Quelli che i fascisti gli fanno schifo, li hanno combattuti per una vita, li hanno presi a bastonate e cacciati nelle fogne per 60 anni, e adesso però anche Fini va benissimo: «Sarà anche fascista, ma è un vero democratico, laico, liberale».
Quelli che vedono al lunedì Fazio, al martedì Floris, al giovedì Santoro, alla domenica la Gabanelli, quattro sere alla settimana la Dandini, e al mattino dopo, ogni giorno, dicono che in Italia tutta l’informazione è controllata da Berlusconi: «Ecco perché poi
vince le elezioni».Quelli che per strappare l’applauso hanno bisogno di citare Giovanni Falcone.
Quelli che chiamano Falcone solo «Giovanni».
Quelli che si chiamano solo Roberto, e credono di essere Falcone.
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