A Modena, anche ieri mattina ai funerali, circolava insistente la voce che la parte più inquietante dello slogan fosse «10, 100, 1.000 D’Auria», come nel caso della strage di Nassirya, ma la notizia non è confermata. La mano che ha oltraggiato il ricordo del militare è ignota, ma si sospetta che la scritta possa essere riconducibile a gruppi anarcoidi o all’ambiente estremista di Libera, un centro sociale del capoluogo emiliano, già noto per azioni provocatorie.
L’orribile slogan è apparso sulla chiesa sconsacrata di San Giovanni, in piazza Matteotti, nel centro di Modena, a un passo della cattedrale dove si sono svolti i funerali dell’agente del Sismi rapito in Afghanistan il 24 settembre e poi morto per le ferite riportate durante il raid che lo ha liberato.
L’associazione «Vivere sicuri», che si batte contro il degrado della città, l’ha subita fotografata e cancellata, secondo gli accordi presi con il Comune, gestito da una maggioranza di centro sinistra. Dell’oltraggio è stata informata la Digos, che ha attivato le indagini, ma la vicenda era stata tenuta nascosta fino alle esequie di D’Auria nel rispetto del dolore della famiglia. Ieri, nella cattedrale c’era anche il sindaco di Modena, il diessino Mario Pighi, che ha deciso di inoltrare una denuncia per «apologia di delitto e danneggiamento aggravato».
La Digos ha proceduto comunque d’ufficio, ma il primo cittadino ha voluto sottolineare la gravità del fatto con un esposto: «Di fronte al dolore dei genitori e dei familiari - dice Pighi -, con l’immagine scolpita della giovane vedova con in braccio il bambino di pochi mesi e col pensiero degli altri due figli ancora in tenera età rimasti senza padre credo non si possa tollerare un gesto di tale vigliaccheria».
Peccato, però, che il Comune non voglia rendere noto il testo integrale della scritta oltraggiosa e tantomeno consegnare alla stampa le fotografie in possesso del sindaco. Il motivo è semplice: se la scritta fosse veramente, come ha ricostruito il Giornale, «10, 100, 1.000 D’Auria – maiale questa volta ti è andata male», si tratterebbe di un eclatante caso politico. Non a caso le reazioni sono state durissime e in gran parte unanimi. Il leghista Roberto Maroni ha dichiarato: «La mano, purtroppo, è sempre la stessa e appartiene a coloro che gridano 10, 100, 1.000 Nassirya, che inneggiano agli assassini di Marco Biagi».
Ieri mattina alle 11 circa un migliaio di persone hanno dato l’ultimo saluto al maresciallo capo D’Auria. Il feretro è stato accolto da un lungo applauso al suo arrivo nella piazza davanti alla cattedrale. I paracadutisti della Folgore, dove D’Auria aveva passato la sua vita sotto le armi, prima di passare un anno fa al Sismi, hanno portato a spalla la bara. Il picchetto d’onore era composto dai rappresentanti di tutte le forze armate, ma la presenza più toccante è stata quella della vedova con il piccolo Luca in braccio, l’ultimo nato di tre fratelli.
Alla cerimonia era presente il ministro della Difesa Arturo Parisi.
I funerali sono stati celebrati dall’arcivescovo di Modena-Nonantola, Benito Cocchi, e concelebrati da altri sacerdoti, tra cui il parroco di Calcara di Crespellano, la parrocchia in cui D’Auria ha ricevuto la prima comunione, amico di famiglia. A conclusione della cerimonia funebre la bara è stata accompagnata fuori dal Duomo preceduta dal cuscino con la sciabola del maresciallo capo e il suo basco amaranto da paracadutista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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