Insulti e sassi contro l’inviato Onu nella città colpita dai razzi Qassam

Louise Arbour (Diritti Umani) contestata dai compagni di lavoro di una vittima

Prima due missili palestinesi esplosi a poche centinaia di metri dalla sua auto. Subito dopo una gragnuola di sassi israeliani e un diluvio d’insulti. Quella di ieri per Louise Arbour è stata decisamente una mattinata nera. La visita dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani doveva essere poco più che simbolica. Prima a Gaza, nella cittadina di Beit Hanoun dove, due settimane fa, gli obici fuori bersaglio dell’artiglieria israeliana hanno fatto strage di donne e bimbi palestinesi. Poi a Sderot, la cittadina israeliana a cinque chilometri dalla Striscia bersaglio preferito dei missili Qassam lanciati dai gruppi armati palestinesi. A Sderot la signora Louise Arbour non tarda a scoprire che la sinistra fama della città bersaglio è quanto mai meritata. E soprattutto attuale.
Mentre il convoglio di fuoristrada dell’Onu raggiunge il centro due sorde esplosioni scuotono l’abitato e due pinnacoli di fumo nero s’avvitano nel cielo. Nella zona industriale c’è un uomo disteso a terra in un lago di sangue. È un lavoratore di un piccolo allevamento di polli. I missili sono esplosi intorno a quello stabilimento senza rifugi e senza difese. Il ferito ha una scheggia nel cranio ed è in condizioni disperate. I medici e infermieri stretti intorno a lui scuotono la testa. I suoi compagni di lavoro fremono di rabbia e dolore. Non appena l’ambulanza parte verso l’ospedale i lavoratori marciano verso la città. A dar retta a loro, e a molti israeliani, le Nazioni Unite sono il simbolo stesso del peccato, proteggono i militanti palestinesi e impediscono con le loro continue pressioni politiche e diplomatiche di intervenire con forza e decisione per stroncare i gruppi armati. Il gruppetto di lavoratori circonda il corteo della signora Arbour, le vomita addosso insulti e maledizioni, seguiti da un fitto lancio di sassi.
Il commissario delle Nazioni Unite cerca riparo e attende che la polizia israeliana riporti la calma. Quando la furia si placa torna sui propri passi e s’intrattiene per due ore con gli arrabbiati cittadini di Sderot. «A Beit Hanoun ho visto civili e madri senza più i loro figli, persone terribilmente esposte, vulnerabili, spaventate e abbandonate. Qui mi sembra di incontrare la stessa situazione», spiega l’Alto Commissario reduce dagli incontri di Gaza con decine di palestinesi altrettanto scossi e altrettanto arrabbiati.

«Israele ha la responsabilità di difendere i propri cittadini, ma deve farlo con mezzi legali, deve farlo rispettando le leggi internazionali incluse quelle sui diritti umani e deve anche preoccuparsi di difendere i cittadini che sono sotto la propria responsabilità».
L’esercito israeliano nel frattempo ha appena concluso l’incursione a Gaza conclusasi con l’uccisione di Ayman Hassanin, 26enne comandante militare di Hamas coinvolto nel lancio di missili Qassam.

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