Insulti a Silvio nel compito di matematica

nostro inviato ad Adria (Rovigo)

L’avevano già ficcato in una versione di latino, «Silvius apud iudices vocabitur». Ma denigrare Silvio Berlusconi in un compito di matematica supera ogni immaginazione. C’è riuscito un professore di Adria, Giovanni Callegarin, uno appassionato di diavolerie numeriche compreso il «mateatro», cioè matematica abbinata al palcoscenico. Callegarin insegna al liceo classico Bocchi di Adria. Al classico di solito non ci si avventura in grandi sperimentazioni algebriche: ma cosa non si fa per screditare Silvio.
Ai suoi studenti Callegarin ha parlato di un’astrusa disciplina chiamata gematria. Citando Wikipedia, l’enciclopedia on-line odiata da tutti gli (altri) insegnanti del pianeta, ha spiegato che trattasi della scienza delle cifre legate all’alfabeto. Dalle sequenze di lettere si ricavano sequenze di numeri. Al termine della lezione, compito per casa: estrarre numeri da un testo letterario.
E che brano sceglie il professor Callegarin? Un passaggio dei Promessi sposi? Una voce della Treccani? Una pagina di un libro scolastico? Una citazione di Indro Montanelli? No. Prende una non meglio precisata «notizia di un quotidiano» secondo la quale la moglie di Berlusconi dice che suo marito è perverso, sedotto da una fotomodella diciottenne, e che si augura finisca in galera. «Concentratevi sulle parole con più di sette lettere», è la consegna per gli studenti: Berlusconi, perverso, seduzione, divorzio, carcerazione eccetera. Alla parola Berlusconi corrisponde il numero 118, quello dell’emergenza sanitaria. Oltre ad averlo calunniato (Veronica Lario non ha detto di volere Silvio dietro le sbarre, almeno per ora), gli ha pure portato male.
Il preside del liceo Bocchi, il professor Antonio Lodo, ha appreso dal Giornale la genialata del collega. Anche lui, come Callegarin, è uomo di sinistra: fino a giugno era sindaco Pd di Adria, il suo partito non l’ha ricandidato facendo vincere il Pdl. Ma Lodo prende le distanze: «Questa cosa non doveva succedere. Callegarin mi ha detto di aver preso quel compito da Linus perché voleva dimostrare il valore del gioco applicato alla matematica. Un’idiozia. Al di là della componente didattica c’è un contenuto che si presta a valutazioni ben diverse. L’ho già redarguito. Nei prossimi giorni valuterò se prendere provvedimenti».
Ieri pomeriggio il professore di matematica ha ricevuto i genitori con grande tranquillità. Fuori da scuola, gli studenti sghignazzano. Il compito è stato assegnato un paio di settimane fa. Ma a qualcuno viene in mente che lunedì mattina, il giorno dopo l’aggressione al premier, Callegarin era tutto allegro. Scherzava perfino: «Sapete che Tartaglia era un famoso matematico?». Già, quello del triangolo. A Tartaglia genio non c’era arrivato neppure Travaglio.
Questa è l’aria che si respira nelle nostre scuole. Aria pesante per Berlusconi. Da tutta Italia sono stati segnalati al Giornale episodi di intolleranza nelle aule. Un docente di Padova: «Unico commento in sala insegnanti all’aggressione a Berlusconi: la vignetta di Staino sulle stimmate. E avevo già tolto le vignette sul crocifisso e quelle su Berlusconi e Cosentino con la scritta Sodoma e camorra. Il clima d’odio è palpabile da mesi». Un dipendente della regione Campania: «Lunedì mi trovavo nella sede di via Marina 19/C per un corso di aggiornamento del personale. Il docente, Giuliano Preti, esordiva così: “Dobbiamo rammaricarci per l’accaduto al presidente Berlusconi, ma io dico all’attentatore: se vuoi fare una cosa falla bene, utilizza del piombo o una bomba, solo in questo modo possiamo fare fuori Berlusconi”».
Un’insegnante di scuola media del centro Italia: «Possibile sentire dire da fanciulli di 12 anni che il premier se l’è meritato? Loro ovviamente non sono condannabili, si capisce benissimo che parlano per bocca dei genitori, i quali pontificano e indottrinano». Una mamma di Milano: «Nella classe di mia figlia bambini di 9 anni hanno festeggiato l’attentato a Berlusconi, alcuni hanno detto che sarebbe stato meglio fosse rimasto ucciso, altri che è stata una montatura. Inutile dire le ingiurie che si è presa la mia piccola quando si è permessa di far notare che neanche Bersani (è una bambina sveglia) si era pronunciato così e che era cosa grave».

La mamma di uno studente di scuola media a Taglio di Po (Rovigo): «Lunedì un ragazzo ha chiesto alla prof Bullo di inglese se aveva saputo di Berlusconi. Lei ha risposto in dialetto: Massa poco queo che gà fato, ghe doveva fare de pezo». Tradotto: troppo poco gli ha fatto, doveva fargli più male.

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