Intanto il premier vola nei sondaggi: ha guadagnato 4 punti in 15 giorni

RomaPiù di venti punti di differenza. È questa la distanza del «consenso» espresso dagli italiani nei confronti del presidente del Consiglio e del capo dell’opposizione. Silvio Berlusconi, dice l’Istituto Piepoli in una ricerca pubblicata ieri da Affari Italiani.it, è salito di un punto nel gradimento dei cittadini e ora l’indice di fiducia «si trova ampiamente sopra il 50%», spiega il direttore dell’istituto, Nicola Piepoli. Il gradimento per Pier Luigi Bersani, invece, «resta molto basso: il suo consenso è al 30%». Un dato che già fa pensare, ma preoccupa se messo a paragone con le percentuali degli ultimi mesi: secondo la ricerca Piepoli, Bersani avrebbe perso ben 5 punti «in quattro settimane», ovvero prima e dopo le elezioni regionali e amministrative.
Berlusconi, al contrario, ha guadagnato 4 punti di fiducia negli ultimi quindici giorni. Il sondaggio si riferisce all’ultima settimana ed è stato svolto il 12 di aprile su 2mila persone. Gli intervistati sono stati interrogati sulla fiducia che ripongono nel premier, nei ministri e nel capo dell’opposizione, ma anche sulle intenzioni di voto a due settimane dall’ultimo banco di prova delle elezioni.
Berlusconi dunque cresce nel gradimento. Una delle possibili spiegazioni, secondo Piepoli, potrebbe essere la sua partecipazione al convegno di Confindustria a Parma: il 67% degli intervistati si è trovato d’accordo con una delle frasi pronunciate dal premier dal palco degli industriali: «Dobbiamo liberare i cittadini e le imprese dall’oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria». Secondo questa lettura dell’opinione pubblica, Berlusconi continuerebbe dunque ad essere apprezzato dalla base imprenditoriale del Paese, anche e forse soprattutto da quella piccola e media imprenditoria che chiede un alleggerimento delle tasse per poter continuare a vivere: «Si tratta - valuta il sondaggista - di un valore eccellente, perché è molto difficile salire quando si è già in alto». La fiducia nei confronti del premier si era stabilizzata dopo un aumento nelle prime settimane dell’anno. C’era stato anche un momento di arresto, di oscillazione. Ora, a giudicare da quest’ultima ricerca, sarebbe in evidente ripresa.
Ma la partecipazione al meeting di Parma non spiega da sola il rialzo del consenso personale del presidente del Consiglio. Le intenzioni di voto rivelano infatti che anche le elezioni hanno costituito un rafforzamento, nell’opinione degli italiani, del governo a discapito dell’opposizione. Secondo il sondaggio, nell’ultima settimana il Pd è sceso per la prima volta sotto la percentuale del 30% di possibili votanti. È questa la soglia minima di allarme, al di sotto della quale nel partito di Bersani potrebbero iniziare a preoccuparsi seriamente (se già non lo stanno facendo). Il Partito democratico sarebbe infatti attualmente al 29,5% dei consensi. Stabile il Pdl con il 36,5. Mentre la Lega tiene benissimo l'exploit delle regionali e si conferma tra l’11 e il 12% su base nazionale: ormai «è una costante», spiega Piepoli. Non c’è stata insomma un’indignazione per il voto. Le intenzioni sembrano confermare le scelte ai seggi del 28 e 29 marzo.
Tra i partiti minori, sono sostanzialmente stabili Idv (7,5%) e Udc (6,5%) ormai ampiamente superato, sia nelle elezioni sia nei sondaggi, dal partito di Di Pietro.
Nel governo (per il quale la fiducia in generale è cresciuta di un punto), sono cinque i ministri nettamente più apprezzati o più popolari, «che staccano tutti gli altri», dice Piepoli.

Uscito di scena Luca Zaia, ora governatore del Veneto, la «classifica» dell’Istituto Piepoli vede come ministri più amati: «Renato Brunetta, Franco Frattini, Roberto Maroni, Stefania Prestigiacomo e Giulio Tremonti». Si consolerà Brunetta dopo la sconfitta di Venezia: come ministro continua a piacere molto agli italiani.

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