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Un intellettuale senza paura

Cinquant’anni da compiere a luglio, sposato con figli, il regista iraniano Jafar Panahi, Leone d’oro a Venezia nel 2000 con «Il Cerchio», film che nel suo Paese è sempre stato vietato dalla censura, è nato ed è sempre vissuto a Teheran.
Il debutto nel ’95 con «Il palloncino bianco», sceneggiatura di Abbas Kiarostami, delicata favola morale con commoventi personaggi infantili presi direttamente dalla realtà che gli vale la Camera d’or al Festival di Cannes. Nel 1997 vince il Pardo d’oro a Locarno con «Lo specchio», apologo sulla difficile condizione femminile in una società dominata dalla morale islamica. Lo stesso tema torna anche in «Il Cerchio», film corale sulla storia di otto donne incarcerate nell’Iran contemporaneo, premiato e applaudito a Venezia. Nel 2003 vince a Cannes il premio della giuria nella sezione «Un certain regard» con «Oro rosso», noir in bilico tra neorealismo e astrazione, ancora una volta sceneggiato da Abbas Kiarostami e proibito in patria. Del 2006, premiato a Berlino con l’Orso d’argento, è un altro dei suoi film più belli, «Offside». Un successo che lo vede incensato all’estero, con i suoi film bistrattati in patria dalla censura. Una sofferenza che non lo fa demordere né abbassare la guardia dell’impegno civile.
«C’è un prezzo da pagare in Iran per lavorare in modo indipendente dal governo e questo prezzo è non vedere i propri film nelle sale del proprio paese», spiegò in un’intervista in Italia nel maggio 2004. «Io continuo a resistere, valutando gli umori della commissione censura, cercando dei trucchi per farmi approvare le sceneggiature e arrivando anche a minacciarli per riuscire a ottenere l’autorizzazione a girare».
Arrestato già una prima volta a luglio del 2009 in un cimitero di Teheran mentre partecipava a una commemorazione delle vittime delle proteste post elettorali, Panahi si era visto negare ad ottobre - le autorità gli avevano ritirato il passaporto a poche ore dalla partenza - la possibilità di partecipare in India al Festival del cinema di Mumbai, dove doveva far parte della giuria.

Pochi giorni fa, l’ennesimo stop, con il permesso negato anche per il festival di Berlino.

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