Gli intellettuali solidali col Quirinale (anche a sinistra)

Solidarietà del mondo culturale e accademico con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale è stata inviata una lettera promossa da tre docenti universitari Giuseppe Bedeschi della Sapienza a Roma, Dino Cofrancesco di Genova e Biagio De Giovanni di Napoli. A loro si sono aggiunte altre figure di primo piano provenienti dai più vari orientamenti politici. Tra loro esponenti della cultura legati all’intellighenzia di sinistra come Corrado Ocone della Luiss di Roma, Salvatore Sechi di Ferrara, Giuseppe Vacca della Fondazione Gramsci, Salvatore Veca dello Iuss di Pavia, Michele Salvati di Milano, Arturo Colombo di Pavia, Eugenio Di Rienzo della Sapienza di Roma, mentre sul versante liberal spiccano i nomi di Ernesto Galli della Loggia, Angelo Panebianco, Piero Ostellino, Giorgio Israel. Tutti hanno aderito al documento in appoggio al gesto del Capo dello Stato in merito alla firma del decreto sulle liste elettorali.
I firmatari sostengono infatti di essersi vista «riconfermata l’alta considerazione» avuta per il Quirinale come «garante del rispetto della Costituzione e della legalità democratica». Il mondo accademico attribuisce a Napolitano «una lezione, al tempo stesso severa e realistica, delle linee di condotta che la suprema carica dello Stato deve assumere dinanzi a un conflitto oggettivo di valori».
«Erano in gioco due interessi o beni entrambi meritevoli di tutela - aveva detto lo stesso Napolitano nei giorni scorsi -: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi».

Gli intellettuali gli hanno riconosciuto il merito di «una scelta difficile ma, alla luce del buon senso e della saggezza, inevitabile» poi sfociata nella firma del decreto salvaliste. «A tale ruolo - concludono i firmatari fra i quali spiccano docenti universitari, giornalisti, saggisti e avvocati - s’è attenuto scrupolosamente a costo di sfidare l’impopolarità di una parte dell’opinione pubblica».

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