Milano - La sceneggiatura vorrebbe che finisse proprio così: Inter-Roma per celebrare lo scudetto nerazzurro. Appuntamento il 18 aprile, mercoledì del recupero di quella domenica chiusa al calcio. Calcoli di calendario che magari non reggeranno con i calcoli del pallone: oggi Inter e Roma sono separate da 16 punti, se continuassero a vincere si ritroverebbero a San Siro per gestire la sfida come l’ennesima finale loro (ormai in coppa Italia sono perfino noiose): un successo dell’Inter garantirebbe lo scudetto aritmetico. In caso di parità, tutto sarebbe rimandato alla trasferta di Siena.
Solo ipotesi perché l’Inter potrebbe sbrigarsi prima se la Roma, magari complice la Champions, perdesse qualche colpo. Oppure potrebbe succedere all’Inter di perdere qualche colpo: in quel caso finirebbe pure il sogno di quota 100, raggiungibile solo con nove vittorie sulle restanti undici partite. Fantasticherie mandate in volo dal successo del derby, dalle magie di Ibra («È un fenomeno e ha margini di miglioramento enormi», ha sintetizzato Mancini) e Cruz la coppia che non perdona, dall’idea di forza che l’Inter è riuscita a mostrare anche nel derby. E magari già a metà settimana ci sarà la cerimonia della firma di Mancini. «Resta al 100 per cento, se lo merita», ha annunciato l’amministratore delegato Paolillo.
Vero, il giardino nerazzurro ha tante rose, ma qualche spina. Ieri Moratti era infuriato per lo spionaggio televisivo che, anche stavolta, lo ha pescato nel gestaccio da ultrà: quel braccio a ombrello, oltre a un labiale sconcio («Ronaldo vai a c...»). Ne perde un po’ l’immagine, anche se in questo calcio si vede di tutto e di peggio. Galliani, consigliere federale come Moratti, lo ha consolato dicendo: «È un ultrà come me». Luca Pancalli, il commissario della federcalcio, ieri ha bacchettato un po’ tutti. «Ho visto troppe scene che fanno venire mal di stomaco. Meglio abbassare i toni, pesare le parole, non si può predicare bene e razzolare male». Riferimento chiaro agli eccessi di Guidolin e del suo presidente. Meno chiaro se fosse compreso Moratti. L’entourage di Pancalli tendeva a escludere. Anche per non copiare i fuori campo della ministra Melandri. Comunque nessuna sanzione: solo un atteggiamento definito maleducato, ha fatto trapelare il giudice sportivo.
Fra le spine di ieri - ed è la spina che rischia di far più danni - l’Inter aggiunge le richieste del procuratore dell’Uefa sul Far West di Valencia. Il pericolo è che finisca col pagare più la società nerazzurra rispetto agli spagnoli. Richiesti 10 mesi di sospensione per Navarro, il pugile della serata, 4 mesi per Marchena e Burdisso, i due che hanno dato il via alla rissa, 4 mesi per Maicon (pericolosità del gesto contro Navarro: sembrava kung fu), per Cordoba due mesi (ha colpito), per Cruz un mese (ha tentato di colpire). Squalifiche a tempo, non a giornate. Per questa ragione l’Uefa chiederà alla Fifa di estendere la punizione a tutte le competizioni (per esempio quelle delle nazionali). Quasi impraticabile estendere la sospensione anche al campionato (la Fifa può trasmettere gli atti alla federcalcio che poi decide): in quel caso Mancini perderebbe tre giocatori per il resto del torneo. Fra l’altro l’Inter è fuori dalla Champions, dunque non è chiaro il meccanismo punitivo. Richiesti 150mila franchi svizzeri di multa per l’Inter (ha più giocatori coinvolti) e 100mila per il Valencia. Insomma rischiano solo i giocatori.
Domani a Nyon si riunirà la disciplinare, le società invieranno le memorie, giovedì la sentenza. L’Inter punterà la sua difesa su «aggressione e provocazione». Ma dopo la riscossa nel derby, sarà più difficile ammorbidire anche l’Uefa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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