Inter, Prandelli si autocandida stufo dei dispetti dei club

nostro inviato ad Appiano Gentile

Serve qualcosa per rianimare questi ultimi tre mesi scarsi. E non è facile. Se qualcuno chiede a Claudio Ranieri quale futuro ha questa squadra, l’attuale e onestissimo allenatore dell’Inter risponde che la Champions ormai è alle spalle e bisogna guardare avanti, ma senza esagerare: «Il futuro è l’Atalanta, cercare di batterla». Poi ha aggiunto che di certe cose parla solo con il suo presidente. C’è un progetto che non c’è e Ranieri comunque non ne fa parte. Oppure è un progetto che si sta autodistruggendo perché ci sarebbe bisogno di una bella soffiata di aria fresca, ma non si può mettere fuori dalla finestra gente con il contratto in scadenza a breve, e quindi all’ultima stagione buona per cederla. Se non li fai giocare, il prezzo crolla. Ma si gioca in undici, o loro o i ragazzotti.
Ranieri è in mezzo al guado, può anche scegliere di restarci per accontentare un po’ tutti. Ha ripetuto che non gli sembra di essere dentro a una centrifuga ma ha capito molto bene cosa significa stare qui. La faccia è tirata, le battute centellinate e si è arreso all’evidenza di una stagione che non perdona: «Tutti gli errori li paghiamo». Non si preoccupa neppure della stima che gli ha girato Josè Mourinho, uno che se non fai parte del suo clan, sponsorizza solo figure secondarie. L’ultima novità è Cesare Prandelli, i rumors dicono che si sia autocandidato stanco dell’accerchiamento dei club che osteggiano gli stage della nazionale, prestano malvolentieri i loro tesserati e lo stressano di telefonate per ridurre al minimo i minuti dei loro giocatori. Il ct ha ricostruito una nazionale che non era messa molto meglio di questa Inter dove ogni questione ha sempre due opzioni, tipo l’opportunità o meno di approdare in Europa League, e magari addirittura ai preliminari di Europa League.

Leggere la formazione che l’OM ha eliminato e chiedersi quanti di loro, con un anno in più, avranno voglia di farsi massacrare le gambe sui campi della B europea.
Ma magari ha ragione Colantuono che arriva a San Siro lamentando assenze in ogni settore: «L’Inter è stata solo sfortunata, per me resta una grande».

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