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Inter senza gioco e voglia Già finito l’effetto Stramax?

Sul neutro di Trieste meglio il Cagliari, anche nella mezz’ora giocata in dieci per eccessiva esultanza di Pinilla che dopo il gol si aggrappa al cancello di recinzione e a Guida e al regolamento non piace. Già ammonito, il cileno lascia la sua squadra in inferiorità numerica e l’Inter con una opportunità unica per avvicinarsi al terzo posto.
Ma non l’ha meritato. E questa volta non c’entrano i rigori, il rombo e Sneijder, non si è visto gioco, coraggio e voglia, per l’ennesima volta Zanetti ha dovuto commentare la sua delusione: «Mi dispiace». Capitano di una squadra nervosa, sempre sulla punta del seggiolino, incapace di governare la partita, riga dei tre di centrocampo troppo larga, Stankovic lontano dalle punte costretto a lanci di quaranta anche cinquanta metri, innervosenti e utili solo al Cagliari. Si è visto poco, in linea con la prestazione di San Siro di sette giorni fa, quindi nessun passo indietro, la festa del gol è continuata anche senza Lucio e Julio Cesar. Pinilla e Thiago Ribeiro entravano facile, serviti da un gioco elementare, sempre defilato sulla fascia destra dell’Inter, con Cossu che girava palla al piede chiamando fuori i due centrali difensivi. Zanetti è rimasto schiacciato, Guarin non l’ha aiutato e Forlan ha chiesto inutilmente aiuto al suo antico estro smarrito ormai da sette mesi, era in campo l’11 settembre, prima di campionato a Palermo, ha subito fatto parte del progetto e l’ha costantemente tradito.
Marco Branca ha confermato che queste ultime strazianti giornate di campionato serviranno per tirare le somme, ci sono diversi giocatori in prestito con un diritto di riscatto da stabilire, discorso che non vale per Diego Forlan, titolare di due anni di ingaggio ma probabilmente con la valigia già fatta. L’improvviso ritorno di attenzioni per Mario Balotelli, 35 milioni il suo cartellino e 3,5 di ingaggio a stagione, fa supporre che il presidente sia strapentito della scelta di due stagioni fa, e degli attaccanti che poi ha tesserato. Pazzini gioca con una troncia che è tutta un programma, Zarate si accende, si spegne e continua a giocare da solo, nessuna svolta, lasciamo perdere. Ma ciò che più colpisce è l’assieme. Possibile che dopo aver elogiato fino allo sfinimento il fraseggio stordente del Barcellona, il suo possesso palla e la percentuale inarrivabile di passaggi utili, l’Inter sia ancora lì a cercare il lancio lungo come ai tempi di Jair? Ci fosse davanti ancora Ronaldo, bè allora qualche attenuante ci starebbe, ma sono finiti anche quei tempi, e se Cambiasso non risolve in mischia nell’area piccola, arriva la tredicesima sconfitta, la prima in campo neutro, giusto per non farsi mancare niente. Sarà anche un campionato bizzarro, ma le partite facili ci sono ancora, questa lo era, e l’Inter non l’ha vinta. Astori ha bucato subito Castellazzi, Pinilla ha riportato avanti la sua squadra, in entrambe le reti protagonista assoluto Ranocchia. Non per tirargli una croce ma sul gol in acrobazia del difensore sardo gli si aggrappa alla maglia e si fa girare come una trottola, sul raddoppio del cileno è quello che lo tiene in gioco. Colto Stramaccioni sbuffare in direzione del giovane centrale interista al rientro e a tratti spaesato come un turista preso da troppe novità. Proprio ad Andrea Ranocchia è poi capitata nei secondi finali la palla da spingere oltre la riga bianca di Agazzi ma ne è uscito un tiro talmente sbilenco da coprirsi gli occhi.
Il Cagliari invece molto bene, ordinato, Agazzi ha deviato un destro di Zarate dopo un minuto e alzato sopra la traversa un colpo di testa di Cambiasso a metà tempo. Fine. Castellazzi ha respinto legnate da distanze siderali di Naingoolan e Pinilla, ha visto sfilare un colpo di testa di Thiago Ribeiro e ha quasi avuto un mancamento quando a pochi istanti dal fischio finale, Ibarbo ha fatto un tunnel a Chivu e ha evitato due entrate disperate in scivolata di Samuel e Ranocchia, prima di svenire a sua volta oltre il fondo.

Qualcuno potrà obiettare che però c’è stata una bella reazione subito dopo i due gol subiti. Sì, ma quella peste di Cellino sulla tribuna del Rocco cantava: «Solo rubare, sapete solo rubare». Non è bello ed è parso fuori luogo, l’Inter ieri non ha neppure rubato.

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