Gian Piero Scevola
nostro inviato a Donetsk
La nuova Inter di Mancini-anno due riparte da Donetsk in Ucraina per tentare lavventura nella coppa più bella. Contro i «minatori» dellex Mircea Lucescu (Donetsk, capitale del carbone, significa minatore), nello stadio dominato dalla gigantesca statua di Sergej Bubka, i nerazzurri hanno lopportunità di iniziare nel migliore dei modi una stagione che tutti si augurano sia finalmente quella buona.
«Siamo venuti qui per vincere, anche senza tifosi, per abituarci al silenzio di San Siro, squalificato, nel ritorno», laffermazione perentoria di Roberto Mancini che ha anche ammesso: «Questa è la rosa più forte che ho finora allenato, mai avuti tanti campioni tutti insieme come questanno. E latmosfera che si respira è davvero diversa rispetto al passato». Una confessione che rischia di essere una autentica spada di Damocle sulla testa del tecnico, anche perché gestire tanti galli nel pollaio non è certo facile. Ma Mancini è uno che non si tira mai indietro e allora «anche se squadra peggio dello Shakhtar non poteva capitarci, visto che ha già cinque turni di campionato nelle gambe e gode di unottima condizione fisica senzaltro migliore della nostra», lottimismo è di rigore.
«Sarà una partita difficile, dura, più impegnativa di quella di un anno fa quando nei preliminari il Basilea ci fece soffrire», ammette Mancini. «Cè un certo Lucescu che è un grande allenatore, le sue squadre giocano bene, conosce il calcio italiano e soprattutto lInter. Ricordo che nella passata stagione fece soffrire il Milan che alla fine però vinse. Questo Shakthar è da temere e rispettare, anche perché è composto da ottimi giocatori, diversi brasiliani e in particolare Matuzalem, un tipetto che sa sempre dove mettere il pallone».
Dopo lelogio agli avversari, Mancini lancia il guanto di sfida: «Ma noi siamo lInter, i nostri obiettivi sono ambiziosi e già dalla prima partita vera abbiamo le idee chiare: ci interessa solo vincere». E le idee così limpide del tecnico porteranno a qualche clamorosa novità nella formazione: limpressione generale è che Julio Cesar venga preferito a Toldo tra i pali, una esclusione che il portiere italiano non sembra proprio gradire (maretta in vista). Così come altre novità potrebbero registrarsi a centrocampo dove Veron rischia la panchina a favore di Pizarro. Salvo che Mancini decida per una linea di piedi buoni formata appunto da Cambiasso, Veron, Pizarro e Stankovic. Considerato che davanti Adriano e Martins appaiono intoccabili, si tratterebbe di unInter a trazione fortemente anteriore che potrebbe anche soffrire laggressività e il pressing degli avversari. Ma, bontà sua, Mancini ha detto di non avere problemi: «Certo, qualcuno resterà fuori, i musi lunghi sono sempre gli stessi». Ma questa è lInter, appunto, non una squadretta qualsiasi.
Anche Mircea Lucescu sa bene che questa è lInter, al punto che subito mette le mani avanti: «Siamo in grado di eliminare i nerazzurri, un club che mi è rimasto nel cuore per la grande signorilità di Massimo Moratti. Ma attenzione, pretendo che larbitro ci lasci giocare in undici e non ci penalizzi come un anno fa contro il Milan quando un nostro giocatore venne ingiustamente espulso per un fallo veniale a centrocampo, mentre i vari Cafu e Gattuso vennero graziati per falli più gravi.
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